Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi
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110 toscano. Quattro anni dopo fece anche il ritratto di Lorenzo de' Medici figlio di Pier Francesco e che fu duca d'Urbino. L'ini opera e l'altra s'ignora oggi ove siano. Esistono solo le copie. Quella di Giuliano eseguita da Alessandro Allori è nella Galleria di Firenze; e l'altra di Lorenzo nel Museo Fabre a Montpellier.
Aveva Raffaello moltiplicato in più storie a fresco il ritratto di Leone X, per simbolo delle cose dipinte in Vaticano, come abbiamo notato. Verso il 1518 però gli si offerse occasione di farlo in un quadro a olio. Ce lo rubarono i francesi nel 1797 ma lo dovettero restituire nel 1815 alla Galleria Pitti dove, ora si trova.
Il Pontefice vi è rappresentato assiso in una sedia a bracciuoli, più che a metà della persona. È volto un poco a sinistra e dinanzi ha un tavolo coperto d'un drappo rosso, sul quale si vede un campanello d'argento finamente cesellato, e un breviario ricco di miniature. Tiene esso in mano una lente, come per esaminare le pitture di quel volume, e guarda a chi lo guarda così come se davanti gli stesse qualcuno parlandogli. A destra è dipinto il Cardinale Giulio de'Medici (poi Clemente VII) e a sinistra l'altro Cardinale Lodovico de'Rossi, nepotc pure al Pontefice. È questo senza dubbio un capo lavoro dell'Urbinate, dove le figure son vive, dove lutto è perfetto : composizione, stile e colore che par tizianesco. L'illusione dell' opera fu si grande che si conta come il presidente della Cancelleria, Baldassarre Turini entrando nella stanza di Leone X, fu per inginocchiarsi, e porger al Papa dipinto le bolle da sottoscrivere; inganno che ( riferiamo gli altrui racconti ) si rinnovava dopo nel ritratto di Carlo V, fatto per man di Tiziano al quale il figliuolo dell'imperatore si accostava per parlargli d'affari. E ciò che in questo Leone X v'è pure di mirabilissimo son gli accessori trattati con gran sentimento, per modo clic il Vasari vi spese più parole che non pel soggetto principale, quasi a mostrare come la mano dell'Urbinate aveva anche l'altro pregio di contraffare le cose inanimate con una splendidezza più singolare che rara.
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