Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi
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Nella vita frivola delle eorli smarrirono la diritta via anche i pių degli allievi di Raffaello, e solo pochi seppero mantenersi indipendenti nell' arte.
Dopo Giulio Romano, incontrastabilmente il pių grande fra i seguaci dei Sanzio, si notano il ferrarese Benvenuto Tisi, detto il Garofalo; Gaudenzio Ferrari lombardo; Timoteo Viti da Urbino ; Giovanni Francesco Perini di Firenze, soprannomato il Fattore; Pietro Bonaccorsi, conosciuto sotto il nome di Pierino del Vaga; Giovanni Nanni da Udine; Polidoro Caldara da Caravaggio; Vincenzo Tamagni da S. Gemignano; i Bolognesi Bartolomeo Ramenghi detto il Bagnacavallo e Biagio Papini; Tommaso Vincidore ; l'i-molese Innocenzo Francucci; Carlo Pellegrino Munari di Modena; Iacopo Bertucci faentino; Andrea Sabatini salernitano, e l'Urbinate Crocchia del quale č la bella Madonna in tavola rotonda che dalla chiesa dei cappuccini fu trasportata al Museo del nostro Istituto di Belle Arti.
Anche qualche straniero fece parte della fortunatissima compagnia, e ci troviamo un Bernardino vati Orley dc'Pae-si Bassi; Michele Coxscie di Malines; Giorgio Pens di Norimberga ; Pietro Campana di Bruxelles ; Biagio del Prato Toledano, quale pių quale meno, tutti pittori distinti.
Ma sarebbe cosa tanto minuta quanto superflua il rintracciare i nomi di tutti i minori che il Sanzio si ebbe seguaci e discepoli. Citeremo ancora col Passavant un Vincenzo Pagani di monte Rubbiano; un Scipione Sacco di Cesena; un Pietro Viti figliuolo a Timoteo.
Egli era coronato da una turba di amici pių che da una schiera di discepoli, e trattava l'immortale pennello sulla gran tavola del Cristo trasfigurato quando la morte lo colse nel colmo della gloria, nel mezzo appena della vita fiorente.
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