Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi
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Michelangelo, lutti li vince nel felice accordo delle qualità medesime che essi non possedettero in grado più eminente che divise, e sempre di modo che una predominante nuocesse alle altre.
XXVII.
Bel Genio di Raffaello.
Il capitolo che segue è del Sig. I-D. Passavant, il quale trattando del genio di Raffaello così ragiona : — Parecchie condizioni occorrono allo spirito umano per sollevarsi sopra i comuni intelletti ; il genio per prima cosa e quindi il nascere e il vivere in tempi e in paesi nei quali siano nobili le aspirazioni, il gusto perfetto. Allora per quanto possa sembrare indipendente un uomo privilegiato dalla natura; e per qualunque cosa egli faccia, avrà sempre, più o meno, in se stesso T impronta della sua nazionalità e del suo secolo, addivenendone il più degno rappresentante.
È perciò che innanzi tutto dobbiamo studiare le inclinazioni intellettuali, artistiche, morali e religiose del tempo in cui l' Urbinate comincia a formarsi, poi le influenze diverse che lo dirigono e lo modificano, infine il pensiero che lo guida nel colmo della sua gloria.
Verso la fine del Secolo XIII, Cìmabue a Firenze e Ducei a Siena, avevano dato alla pittura un impulso novello, animando i tipi, allora dair arte bizantina petrificati.
Poi Giotto, Simone di Martino ed altri continuarono per la medesima strada, ma con un fare più energico, e con una migliore interpretazione della natura. Essi tuttavia si attenevano al misticismo, e nei loro dipinti non si scostavano troppo dalle tradizioni di chi li aveva preceduti ; ma ciò nondimeno essendo spesso obbligati a rappresentare e-pisodi della vita monastica allora ricca e fiorente, erano quasi costretti e seguire scrupolosamente il reale.
Da ciò procedette 1' alleanza fra lo stile severo de' tempi passati e una certa inclinazione a penetrare con l'arte nella vita degli esseri ; e per naturale conseguenza le scene
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