Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi
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è perciò clic potè addivenire una specie di sistema insegnabile, ma esenzialmcnte vizioso e incapace di dar buoni frutti.
Se così ragionando noi studieremo le opere di Raffaello ci sarà facile distinguere quelle che sono a stile prescritto, dalle altre che emanano direttamente dalla sua ispirazione sublime.
Lo stile di composizione (è questa ìa parola d'uso) della scuola Peruginesca aveva qualche cosa d'obbligatorio. Nelle tavole sacre, per rispondere al fervore, e più all'abitudine dei fedeli, era necessario rappresentare i soggetti religiosi pur conservando quello stile simmetrico che prende origine dai tempi bizantini. Il pensiero dell' artista doveva restringersi a questa forma, e la sua ispirazione non poteva liberamente esercitarsi che nel movimento più o meno sentito delle figure e nel sentimento proprio della grazia e del bello.
Tale simmetria variava a seconda de'diversi paesi e delle scuole diverse. In queste apparvero gli artisti riformatori che sebbene costretti a subire il freno delle regole, forse involontariamente, ma per effetto naturale del genio, introdussero, comechò a gradi a gradi, più libertà nelle arti. Pietro Vannucci e tutta la scuola dell' Umbria dettero esempi di tale progresso : la simmetria è la base delle opere loro; ma non vi si vede osservata con fedeltà scrupolosa, come nei predecessori, e già nel loro comporre s'incomincia a trovare l'ispirazione. Alcuni quadri di Raffaello, della sua maniera peruginesca, sono prova manifesta di quanto diciamo, nonostante che pur in essi si risenta il predominio del sistema tradizionale. Peraltro fin d'allora, sebbene timidamente, le opere di Raffaello vagheggiavano il pittoresco e lo studio della inesplorata natura.
Non si saprebbe dire se in Raffaello mollo si sviluppasse a Firenze quella che noi chiameremo facoltà di concezioue individuale. Per altro egli trovò sulle rive dell'Arno la maniera di potei1 operare sotto influenze, sotto guide molteplici, mentre a Perugia l'influenza era una. Così a Firenze, dopoio
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