Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti
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i principi Medici in Firenze, e i Papi Giulio secondo e Leone decimo in Roma, si ebbero le arti e le lettere.
Colla scorta delle regole Vitruviane gli artisti in prima scelsero a loro modelli i frammenti antichi che presentassero quei particolari stilistici che meglio potessero contribuire ad una certa omogeneità fra le esigenze di costruzione ed Ì costumi e le abitudini dei loro tempi; esigenze, costumi ed abitudini assai diverse da quanto i Romani potevano pretendere da un palazzo, da una casa, e da un tempio. Le costruzioni del primo periodo del Cinquecento spiccano per originalità e novità di concetti, mettendo in piena evidenza la semplicità dei particolari decorativi, improntati dallo stile classico. Le architetture del secondo periodo si vedono improntate di uno studio più imitativo, perchè evidentemente copiate ora sulle terme, ora sul Pantheon, ora tolte al Colosseo e perfino a qualche arco trionfale, che talvolta riproducano quasi materialmente. Qui si veggono gli artisti cominciare ad abbandonare il buon sentiero ed anziché far uso regolato dei precetti Vitruviani farne abuso, giacché parendo ad essi angusto il confine marcato dal latino trattatista, cercano aggiungervi l'interpretazione dei suoi passi più concisi, alle sue traduzioni dare abbondanti annotazioni. In tal modo gli artisti si vedono null'altro preoccupati che di riprodurre colla maggior esattezza possibile le fabbriche antiche, applicandole indifferentemente ad edifizì pubblici o privati, o religiosi, per cui soventi volte un palazzo di questa terza epoca dell'arte risorta ha l'ordinanza esterna del Teatro di Marcello od il prospetto di qualche tempio, senza ragione coli' interno, il quale è sagrificato alla facciata, l'apparenza subentra al fine, l'arte è dimentica de' comodi e degli usi.
Su questi periodi del Cinquecento c'informino, per i primi le Fabbriche di Bramante e Raffaello, per 1' ultimo le architetture del Palladio e de' suoi scolari.
Noi dovendo tener presente l'epoca in cui Raffaello rivelasi architetto, siamo tenuti a precisare alcun poco di più le condizioni progressive di quell'arte, per la quale trattatisti e critici vorrebbero in un Ordine solo architettonico comprendere tutti i piani di una fabbrica.
Così egualmente fra quelli che ammettono la sovrapposizione degli Ordini ve ne sono che vogliono l'uguale ordine replicato a ciascun piano, affinchè l'edificio presenti una certa unità di carattere ; altri invece sostengono che l'ordine più pesante, tozzo o semplice, debba trovarsi a terreno e sopra questo gli ordini più leggeri ed eleganti. Queste teorie, benché disparate, furono accettate dal Cinquecento, in specie quella che dalla sua origine col Brunelleschi, sino a Michelangelo, insegnava che le costruzioni fossero de-
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