Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti

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      saruole ; raramente i fregi portano bassi rilievi, ma quando ci sono, consistono in fogliami dall'intaglio grasso, evidentemente studiato sui migliori modelli dell'arte romana ; per cui non è raro trovarvi frammisti qualche aquila, qualche leone od altro animale, come pure maschere, figure romane, armi, scudi, elmi ed oggetti diversi, sempre però più robustamente scolpiti degli ornati del Risorgimento. Il nostro Architetto messo a confronto pure del suo maestro è assai più guardingo nell'applicazione di questi ornati e in tutte le architetture che gli si possono attribuire, tolto il necessario impiego dei triglifi, dei dentelli, ed ovoli voluti in qualche trabeazione ; nel resto volendo nella semplicità trovare il grande (problema il più delle volte non facile a risolversi), constatiamo che egli non usò che pochi festoni con qualche medaglione nel prospetto della Casa di Monsignor dell'Aquila. Festoni che con putti ripetè nel fregio della Farnesina, festoni che cogli en-blemi della famiglia Ghigi ripetè fra i capitelli corinzi della Cappella omonima in S. Maria al Popolo.
      Tutto autorizza i storiografi di Raffaello a credere che questo Artista non lasciasse Urbino e Perugia, che per domiciliarsi a lungo in Firenze. La sua dimora in questa città data, con molta verosimiglianza, all'anno 1504, ma è possibile che anteriormente diggià l'artista avesse fatto soggiorno, più o meno lungo, nella città medicea.
      Nel lasciare l'Umbria per prendere cammino verso Firenze, Raffaello portava seco non solamente un' ampia provvigione di idee nuove, ma ancora un tesoro artistico dei più preziosi in fatto di scienza e di pratica architettonica, se si vuol prestar fede a molti autori i quali asseriscono che il Sanzio già avesse stretti rapporti di lavoro in Urbino con il Bramante, il quale in quella Città trovavasi per compiere la fabbrica del Palazzo Ducale, e la costruzione di altri edifici in Città limitrofi (1).
      Arrivava il Sanzio a Firenze con intenzione d'imparare ancora molto più, attratto dalla fama di molti artisti pittori che vi si distinguevano, e invogliato di vedere i cartoni che Leonardo da Vinci compiva per la Sala del Consiglio del Palazzo Vecchio. E si recava in quella Città con le raccomandazioni per il Gonfaloniere Pier Soderini, della sua protettrice la Duchessa d'Urbino, Giovanna della Rovere, e con le lettere di presentazione agli Artisti in più bella fama, dategli dal suo maestro Pietro Perugino, che per il lungo soggiorno, le varie gite fatte in Firenze e per la reputazione
      (1) Vedansi il Pontani, il Passavant, il Geymuller e gli annotatori alle Vite del Vasari.


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Raffaello Sanzio Architetto
Discorso
di Raffaele Ojetti
Tipografia F.lli Centenari Roma
1883 pagine 40

   

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