Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti
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ciò da molti la creduta collaborazione delio zio nel comporre l'ammirabile fondo architettonico dell'affresco della scuola d'Atene. Da tutto ciò i legati a favore del giovane artista dei suoi propri disegni e modelli.
Vari autori riconoscere vogliono nella Chiesa di S. Eligio, presso Via Giulia, il primo passo mosso da Raffaello guidato da Bramante nel difficile sentiero della pratica architettura. Il vederlo impiegato nei lavori stessi affidati alla sesta del maestro, stupiti dai grandi pregi di cui improntò fin dal principio i suoi affreschi nelle sale del Vaticano, premurosi di voler far atto di deferenza al Pontefice, molti illustri personaggi di Roma furono solleciti di utilizzare il giovane urbinate quale architetto.
A tutti è abbastanza nota quale corte Giulio II erasi formato intorno al suo trono, corte che uguale si mantenne al fianco di Leone X. Non vi era merito o virtù che non fosse brillantemente fatta figurare, scienza, talento, nobiltà e coraggio, distinzione di gusto e di liberalità, qualità di cuore e qualità di spirito, tutto conquistava un grado di perfezione e di apprezzamento.
La classe privilegiata di quella età alla quale doveva recar profitto l'entusiasmo crescente per le belle cose, quasi fanciulli beniamini, erano al certo gli artisti, però appresso a questi non minore era la schiera delle belle menti favorite ed onorate. Per non citarle tutte, nomino solo del Collegio de' Cardinali le grandi personalità di Domenico Raffaele Diario, del Veneziano Domenico Grimani, di Giovanni de' Medici il futuro Leone X, di Ippolito d'Este. Della Curia, che più del Collegio dei Cardinali contribuiva a fare della Corte pontificia il mezzo più potente spirituale, letterato, e artistico che potesse allora caratterizzare il decimoquinto secolo, puossi contare Leonardo d'Arezzo, Antonio Loschi, Platina, Bibiena, Bembo, Inghirami, Goritz e Baldas-sare Turini. Alla testa degli umanisti laici figuravano, il Conte Baldassare Castiglioni, i due poeti Ariosto e Pier Aretino. A completare i più distinti e quei che la storia ci ha tramandati con non scarse lodi, aggiungendo i due ricchi banchieri quanto intelligenti mecenati, Agostino Ghigi e Bindo Altoviti, noi avremo fatta menzione di quanti divenuti prima ammiratori, furono quindi amicissimi del Sanzio; ciascuno facendo a gara di essergli largo di servigi, di consigli, e di porgergli occasioni, perchè si facesse palese il suo talento, il suo valore artistico.
Uno fra tutti, il più ricco, Agostino Ghigi, non frappose indugio a ricavare vantaggio dalla sua ammirazione per il Sanzio. Aveva l'Artista da poco messo mano alle pitture della Sala di Eliodoro, quando commise a lui le pitture della Cappella in S. Maria della Pace, ove Raffaello ritrasse mirabilmente le Sibille. Lo stesso Ghi^i poco dopo commettevagli altro la-
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