Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti
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Gli scrittori Pontani e Muntz trattarono invero l'argomento nostro, ma non colmarono completamente la lacuna che lamentasi esistere sullo studio di Raffaello nelle varie manifestazioni del suo potente genio; il primo perchè pubblicando il suo libro nel 1843, palesa una critica non del tutto attinta a quelle più chiare ed abbondanti fonti, che oggi la storia e l'estetica possiede; il secondo distintissimo critico francese, scrivendo di recente un volume sulla Vita e le Opere di Raffaello non potè trattare l'argomento nostro che in modo ristretto e subordinato all' ingente quantità di fatti e di documenti che a Raffaello appartengono. Il Muntz, in quel tanto che potè dire su Raffaello Architetto, palesa moltissimi dei criteri che guidarono il nostro studio, ed esso pure riconosciuto il merito suo lo proclama Maestro eccellente della sesta con queste parole : « Il posto di Raffaello come Architetto nella storia dell'Arte, è quello che subito appresso viene a Bramante. Come pittore, Raffaello ha potuto appalesare tutte le facce del suo genio. Come Architetto, egli 11011 ha avuto il tempo di darci tutta intera la misura. Nul-ladimeno egli ha ottenuto negli annali dell'arte di costruire un posto considerevole che non è senza gloria. »
Nella lusinga che una mente eletta possa rivelarci in erudito volume compiutamente i veri meriti che glorificano Raffaello quale Architetto, seguitiamo, Egregi Colleghi, ad affissare noi pure questo grande genio. Come gli artisti pittori scorgano in esso il faro luminoso che li guidi alla ricerca del bello nelle inesauribili miniere del vero nobilitato dall' idea, ancora noi tentiamo di scorgervi il maestro che ci insegni la saggia applicazione in architettura di uno stile decorativo che, basandosi sulle tradizioni dell'arte classica, associ alla semplicità delle masse e degli ordini la ornamentazione elegante dei dettagli, senza falsare l'obbiettivo che può prefiggersi un edificio in quanto esso miri allo scopo ed all'uso proprio dell'epoca.
Ricordiamoci che la vita di Raffaello fu tutto un amore continuato. Egli amò la pittura come può amarla chi, intento a perfezionarsi sempre, cerca sull'esempio dei migliori ritrarre norme ed ammaestramenti, e modificando le sue maniere tante volte quante il Perugino, il Ghirlandajo, il Leonardo ed il Buonarroti per fino, gli potevano indicare. Egli amò l'arte dell' Architettura come può amarla colui che, certo di aver ricevuto gli insegnamenti da ottimo maestro, perseverando nella bella maniera di Bramante, non volle cambiare, quasi timoroso di poter per spirito di novità cadere nel fantastico, od esser tenuto troppo presuntuoso artista. Egli amò sempre, o se la sua diletta si chiamasse arte, o pur rispondesse al nome di Fornarina.
Per questo suo amore intenso e continuato, Raffaello potè creare nella
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