Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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Ma egli è certo che il pìccolo S. Michele, il quale ac- 8. Michele che compagna il S. Giorgio nel Museo reale, venne dipinto i mostri, nella stessa epoca, e lo fu certamente per servirgli di riscontro. L' Arcangelo è rappresentato nell' atto di combattere mostri ^ egli ha già abbattuto il dragone alato che preme sotto ai piedi , e la cui coda s'attortiglia attorno alla sua gqmba ; ma la spada che alza fa conoscere ch'egli sta per scagliargli l'ultimo colpo. L'attitndiné e '1 movimento generale deUa figura hanno fon» e grazia. Questo è un primo pensiero del gran S. Michele , che ammirasi nello stesso museo, e del quale terrassi parola a suo luogo. Uno spazio di quindici a' venti anni divide l'eseguimento di ciascuna di queste due opere, ma il grande pittore si conosce di già in questi piccoli saggi, siccome V uomo fatto si mostra nell' adolescente *.
Raffaello restò troppo poco tempo in Urbino, perchè {JjJf*'^'*',* vi avesse potuto lasciare qualche durevole monumento •Fireoieperu
, tori a volta.
del suo ingegno. Veniamo assicurati che nulla più vi rimane che risvegli la sua memoria, ad eccezione d'una onorifica iscrizione sulla facciata della casa m cui nacque: là quale ComolH afferma almeno che vi si trovava ancora nel 1791 ,
* Nella Raccolta già ricordata, pubblicata a Parigi presso Basan, sotto al n.° »5 delle pittare detta scuola romana , date nel voi. i.°, trovasi riportata questa tavoluccia, «tagliata da Claudio del Flos, della stasa grandezza del dipinto. Veggenti in questo oltre al S. Michele che trionfo del demonio, varie altre bestie bizurre allo intorno, una città in fiamme da lontano, ed Qna processione di nomini'vestiti con abiti che sembrano di piombo, con altre macchiette qna e là sparse di martirizzati.
1 Veggasi l'Appendice al n.° 3.
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