Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      2» i o6 Michelangelo siasi occupato più di far muovere le sue figure, nel che non teme confronto, anzi che di farle pensare. Generalmente non osservasi alcuna sensibilità nelle sue teste, nessuna grazia nelle sue composizioni, nessuna cura sia nello esprimere la bellezza, sia nel rappresentare le differenze dell'età, del sesso, delle condizioni, dei costumi : egli non conobbe che una qualità, quella della forza, che una maniera d'e-spressione , quella della serietà.
      L'ingegno di Raffaello formossi , siccome si è detto, d'un numero maggiore di elementi, e '1 gusto dell' antichità fu quello definitivamente, che li depurò, e li coordinò. Disposto già e trasportato per tempo ad abbracciare , per così dire, universalmente tutte le qualità che compongono il pittore, attese costantemente , e s'innalzò progressivamente dalla prima fino all' ultima delle sue opere, a quel certo punto di vista morale che antepone le impressioni del sentimento a quelle della scienza. Questo per altro non fu il suo fine, e molto meno il suo fine unico, ma solamente il mezzo, onde dare la forma migliore a suoi pensieri, ed onde esprimere il carattere di ciascun soggetto a seconda delle singole loro convenienze : per lo che , mentre il suo rivale non ha che una maniera nella forma e nel disegno , egli invece cangia a suo piacere, o per meglio dire, cangia modo a seconda del soggetto che tratta. Finalmente fa uopo confessare a suo vantaggio, che egli s'ò esercitato in ogni genere dal più semplice al più sublime : ha dato composizioni religiose, istoriche, mitologiche, allegoriche } egli ha fatto rivivere appo i moderni tutte le invenzioni del mondo poetico de'Greci.
      ^.ooQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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