Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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e sa applicare allo eseguimento di ciascun oggetto il ta* lento che vi conviene.
Ma T altro merito di Raffaello in queste composizioni fu quello dell' originalità: parecchie di esse ne provano ch'ei pensò per il primo ad introdurvi un ordine d' idee, delle quali non veggiamo eh'abbia trovato mai un modello nei rabeschi dell' antichità.
Coli' adoperarvi 1' allegoria trovò sovente il mezzo di rendere interessanti per la mente alcune parti d'ornato che scmbrérebbono non essere destinate che al dilettamelo degli occhi. Niente di più ingegnoso della maniera, ond'egli seppe dar vita a quella specie di lingua morta, composta di segni che restano insignificanti e per rispetto a loro medesimi, e per rispetto alle loro relazioni, allorquando il solo caso decide della ragione che li riunisce. Quella certa stravaganza apparente di cotali riunioni, discordanti di forme , il Sanzio seppe temperare coli' infusione, se così si può dire, d'un'idea morale, che ne diventa o l'argomento o la spiegazione. Allora nel legame che vi si scopre si prova un piacere improvviso, quello cioè di vedervi e di riconoscervi la ragione sotto al velo trasparente della follìa. Se gli antichi avessero concepito il rabesco secondo questo sistema, 1' avrebbono potuto paragonare a quelle figure grottesche di Sileno che facevansi in legno *, la cui vista , al dir di Platone , moveva al riso v ma che per un contrasto singolare racchiudevano in esse li simulacri degli Iddii.
Noi qui intendiamo di parlare di quelle composizioni di Raffaello , nelle quali ora le virtù, ora le stagioni,
i PlaloDÌs Convivium , pag. 353.
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