Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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Un' altra considerazione si trae pure dal passo medesimo del Vasari. Se Raffaello, interpretandolo siccome lo vuole il Bottari, fece il suo proprio ritratto quando era giovane, questo nou si può intendere cheil csv. G. B. Wicar, e giudiziosamente discusse dal prelodata Missióni : e dopo molti altri simili contorcimenti di parole, che troppo lungo sarebbe il volerli qui tutti ripetere, conchiude con dire che il ritratto di Bindo Altoviti dipinto da Raffaello, potrebbe essere quello di un giovane di i5 ai 16 anni, colla testa appoggiata sulla mano diritta, sopra tavola alta pollici aa, e larga 16, che trovasi nel museo reale di Parigi, intagliato da Nic. Edelink nel Gabinetto di Crotat; conclusione appoggiata intieramente allo sforzo della sua immaginazione; perchè bisognerebbe prima che provasse essere questa tavola originale del Sanzio, lo che da molti valentissimi artefici e conoscitori è stato messo in dubbio ; e poi anziché confrontarla col busto di Bindo, operato dal Cellini, per accertarsene siccome vorrebbe che si facesse il sig. Rehberg, converrebbe che potesse dimostrare che la suddetta tavola esisteva presso la famiglia Altoviti, e che da questa anticamente passasse in Francia, dove si trova già da moltissimi anni. * ;
Leggendo questa parte della Storia del sig. Rehberg non ci siamo potuti convincere altrimenti, eh* egli non l'abbia scrìtta per fini ben diversi da quelli che devono guidare la mente d'uno storico leale; e non fidandoci intieramente del nostro giudizio ne abbiamo chiesto il parere d' una persona consumata nello studio e nelT amore delle Belle Arti, la quale vide ed esaminò più e più volte il famoso ritratto prima che fosse trasportato dall' I-talia, che conosce quanto fu scrìtto e detto intorno allo stesso ; e questa ci rispose ingenuamente — .... « Opere che si det-» tano colla vista di un utile non meritano risposta; pure confi verrebbe dire al sig. Rehberg che quando egli avesse 1' onni-• potenza di cangiare in castagni capelli color d'oro, e in bruni » occhi celesti, allora il ritratto dell' Akoviti potrebbe comin-» dare ad appartenere alla effigie di Raffaello: sebbene poi an-
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