Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
399 ^dovuto a Michelangelo, quivi pure non si vede quello che questo preteso debito offra di reale e di positivo. Quando noi dunque ammetteremo in questo luogo, siccome l'abbiamo ammesso prima, eh' egli dovette a Michelangelo l'ingrandimento della sua maniera; non si può null'altra cosa intendere, se non che Michelangelo colle sue opere sarebbe stato per Raffaello quel nobile incitamento , che, in ogni genere, spinge li grandi no* mini ad uguagliare, e a sorpassare quelli che gli hanno preceduti.
Se Raffaello ingrandì la maniera sull'esempio ed alla vista delle opere di Michelangelo, non fu certamente di quella grandezza fittizia e tolta a prestito, onde fassi un fondamento col sapere altrui. L'ingrandimento eh' hanno provato tutte le qualità che si svilupparono in lui, fu al contrario della natura di quello che ha luogo in tutti gli esseri dotati di questa facoltà. Io paragono Raffaello ad uno di quegli alberi, rampolli privilegiati dei boschi, i quali s'appropriano tutti li succhi d'un terreno propizio, tutti li favori del cielo, approfittano di tutte le influenze che li circondano, ma trovano anche nel loro proprio succo la virtù che li fa crescere, ramificare , ed estendersi senza fine.
La riunione dei cinquantadue soggetti della Bibbia e del Nuovo Testamento, è una di quelle, onde il discorso deve lasciare la descrizione all'intaglio: e quindi fa uopo rimandare alle due collezioni che si sono pubblicate in due intagli, l'uno italiano, l'altro francese *,
* Il Bottari nelle sue note aggiunte al Vasari, tono. 3.°, pag. ao5, nota 3.*, ci istruisce di tutti gli artisti che incisero le Logge Vaticane; noi aggiugnererao: la fama di questa sorprendente serie di quadri e di arabeschi essere cosi diffusa in tutto il Mondo,
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