Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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una schietta verità, vi si può seguire il suo gradualo svilupparnento , ed ammirarvi una abilità sempre crescente in proporzione della grandezza dei soggetti.
Ma noi saremo affatto dell'opinione del Richardson, se ci sarà mestieri dar giudizio de'Cartoni, posto da un lato e ciò che spetta al colorire , ed ogni altra circostanza ; cioè a dire come di semplici produzioni del pensiero e dell'ingegno dell' autore, come di testimoni della forza d'immaginazione e di esecuzione, cui Ra£» feello era giunto ne' suoi ultimi due anni ; finalmente come del lavoro ove sembra eh' egli abbia più travagliato in persona.
Abbiamo già fatto Osservare, che che ne dica Vasari, che il disegno di più d'un Cartone, presenta quelle varietà di maniera , le quali portano a credere che il Sanzio si giovasse in quelli dell' aiuto di qualche suo collaboratore. Non si può a meno di non iscorgervi la mano di Giulio Romano, la quale è tanto più facile a distinguersi , in quantochè si ha, per convincersene, un gran numero di opere composte, disegnate ed eseguite da lui dopo la morte di Raffaello. Ora , vi si vede che Giulio Romano aveva nel carattere del suo disegno qualche cosa di meno vero del suo maestro, e che oltrepassa i limiti del grande ; e anche è a dirsi, che la sua maniera di dipingere, un po' tozza, tendeva al nero. Si è dunque condotti a ritenere con più certezza , come intieramente di mano di Raffaello, que'Cartoni i cui lineamenti sono insieme e più puri, e più veri, e come volgarmente si dice , hanno meno pretensione } quelli il colorito dei quali è più chiaro , l'effetto è più semplice } quelli, in cui 1' espressione de' personaggi ha più forza, cioè di quella forza che sente meno Io sforzo.
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