Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      Noi siamo ben lontani dal pretendere di analizzare questo soggetto collo stesso spirito di discussioni, e colla particolare relazione di tutte quelle considerazioni cbe escono naturalmente da un soggetto così fecondo: forzati a restrignerci solo sopra qualche punti principali, ci limiteremo a far sentirete difficoltà annesse a questa composizione, e la rara abilità onde Raffaello ha saputo trionfarne.
      Egli dapprima ben comprese , essere proprio della natura del soggetto, considerato fisicamente e moralmente, che la sua composizione si ergesse in altezza; lo che, siccome dirassi più innanzi, dovea produrre due spazj diversi, o due terreni, e quindi due generi di scene, secondo il testo dell' Evangelio. E da ciò ecco il motivo generale di tutto l'insieme.
      Nella parte superiore il Cristo ha lasciato la sommità della montagna, e si presenta come estaticamente sospeso in aria; egli non vola, non trapassa lo spazio aereo ; egli è come fisso e stazionario nella sua attitudine tra Elia e Mosè, le cui vesti fluttuanti li fanno conoscere all' opposto come discesi dal cielo ; ed ecco la parte luminosa del quadro. Il Cristo medesimo è il sole onde la luce si spande all' intorno sopra gli astanti. Un simile soggetto, trattato colla sola intenzione di produrre 1' effetto d' una chiarezza abbagliante, emanata da un corpo tutto raggioso, poteva in vero offerire al pittore unicamente colorista, il programma d'un effetto più brillante; e comprendiamo non essere nei mezzi di Raffaello quello di parlare agli occhi, siccome 1' avrebbono potuto fare il Coreggio o Rubens. Ma chi potrebbe dire allora ciò che 1' anima vi avrebbe perduto in ragione di quello che gli occhi vi avrebbono guadagnajo? Questo^.ooQie


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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