Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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Morto appena Raffaello fu esposto in casa sua *, secon- °Bori f0B,brl
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do l'uso del tempo e del paese: illuogo della esposizio-ne fu quello stesso in cui si vedeva sospeso ancora ilciati nelle esequie di Francesco Petrarca dal reverend. maestro Bona ventura da Padova; che ciascuno può leggere nel sermone la-Uno , stampato per la prima volta dall' egregio sig. professore Antonio Marsand dinnanzi alla parte prima della sua accuratissima Biblioteca Petrarchesca ecc., stampata in Milano con grande cura per Paolo Emilio Giusti, 1826, in 4*° Questo elogio , quantunque enfàticamente scritto , fa conoscere in quanta stima ei fosse il Petrarca , anche in vita.
Fabio Segni, scrisse versi latini sulla morte di Masaccio, ne* quali dice : che la pittura, la gloria , il Sole, tutto perì con Masaccio.
L'erudito sig. D. Jacopo Morelli nelle sue illustrazioni alla Notizia d'opere di disegno ecc. gii da noi ricordata, ci ha conservato un pezzo di lettera di Marcantonio Michele gentiluomo veneziano, il quale al tempo della morte di Raffaello trovandosi in Roma , ad Antonio Marsili veneziano la scrisse ; la quale, essendo interessantissima per le belle notizie e sagge riflessioni che contiene relativamente al nostro Sanzio, noi riuniremo a questa Storia, ripubblicandola sotto al n.o i5 nell'appendice dei varii documenti storici, aggiunti pel sig. Quatremeie.
* Il chiar. sig. avv. D. Carlo Fea, Notizie intorno Raffallo, pag. 3o e seg. ha stampato quanto segue: = « Li manoscritti ci danno campo a confutare la volgare opinione del luogo ove morì, e fu esposto Raffaello. 11 Martinelli, e tant' altri seguaci alla cieca lo dicono nel palazzo degli Spinoli genovesi, nel quale trapanò veramente al tempo di Sisto IV Carlotta regina di Cipro ; ora dei Convertendi, nella piazza Scosciacavalli. Ma quali sono le prove ? niuno le ha mai date ; anzi dirò, che mai non ho letto moversene dubbio. Tentiamolo noi. Cominciamo dal dire, che quella casa, per confessione del Martinelli medesimo, era allora del cardinale Bernardo Di vizio da Bibbiena , zio della giovane, che l'Urbinate avea sposata poco prima , più per convenienza , che per genio, e perciò lasciata vergine; soltanto unitagli nel Panteon
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