Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      più vere, e le imitazioni più fedeli di questi senti* menti, i quali contrastano nell'interno dell'uomo, est manifestano nel suo esterno, particolarmente sul viso,
      m Per avventura alcuni consentono a questa conclusione; ma dicono aver sempre il medesimo sommo artefice passato il segno, e la misura in che sta il vero buono. Rispondo che in quanto ad esso lui la misura non passò. È forte saggitario quello che col vigore delle braccia aggiunge il segno ; ma è maraviglio*» l' altro che lo trapassa, non per infermili della virtù visiva ehe non discerna il bersaglio , ma perchè secondo le condizioni dei suoi subbietti, la fermezza e sublimili della sua anima scorge il segno al di li del punto in cui lo veggono gli altri occhi mortali ».
      n Ciò vide Michelangelo prendendo una strada diversa da Raffaello , che sempre mirò alla giusta misura, e potè farlo co* sub-bieiti suoi ; e quindi fu sempre vana impresa confrontare questi uomini insieme, perchè ognnno per la sua via è divino ».
      « Questa forza espressa adunque dal Buonarroti è quella che presso i Latini sonava virtù, cioè potenza : i quali dissero l'ardente forza del cielo: l'inclita forza de'venti:l'orrida forza della morte : cose tutte sublimi, che vincono l'uomo. Questa fu la forza di un ingegno , a cui nulla fu d'in verisimile ; e a cui fu naturale quello che per altri è sovrannaturale o contronaturale. Michelangelo è ciò che Alcide fra gli atleti ; ciò che il leone fra le fiere e l'aquila fra gli augelli; e il dirò pure, ciò che è lo spirito sulla materia ».
      « Siccome poi la forza vnole talora rompere le leggi della giustizia , voglio anche concedere , che Michelangelo valendosi del diritto di questa qualità si affrancasse alcune volte dalle misure, e discorresse per certi suoi arbitrj e nuovi modi. Ma comunque in ciò fosse forse peccabile, nondimeno quegli ardimenti consacrali da un uomo cosi esimio, cessarono d' essere infrazioni delle regole, e nel suo fare divennero canoni; scuola perigliosa per chi non ha sortito 1' altezza e profondità del suo genio, e in esso ammirabile, che lo collocò solo e isolato sulla cima di uno scoglio , dove tutto intorno, per le anime timide e minori è precipizio e ruina ».
      ^.ooQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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