Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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» artefice. A questo, siccome bene anḍ pensando Raf-» faello, s'aggiunge l'arricchirle colla varietà, e strava-» ganza delle prospettive, de'casameuti, e de'paesi, il leg-» giadro modo di vestire le figure : il fare ch'elle si perda-» no alcuna volta nello scuro, ed alcuna volta vengano » innanzi col chiaro: il fare vive, e belle le teste delle » femmine, de'putti, de'giovani, e de'vecchi, e darlo-» ro, secondo il bisogno, movenza e bravura. Gonsi-n deṛ anco, quanto importi la fuga de' cavalli nelle » battaglie , la fierezza de' soldati, il saper fare le sorti » d' animali, e soprattutto il far in modo nei ritratti y> somigliar gli uomini, che paiano vivi, e si conosca-7* no per chi eglino sono fatti, ed altre cose infinite, » come sono abbigliamenti di panni, calzari, celate , » armadure, acconciature di femmine, capelli, barbe, n vasi, alberi, grotte, sassi, fuochi, arie torbide e y> serene , nuvoli, piogge, saette, sereni, notte, lumi n di luna, splendori di sole, ed infinite altre cose, » che seco portano ognora i bisogni dell' arte della pit-» tura. Queste cose, dico, considerando Raffaello, si n risolvè, non potendo aggiungere Michelangelo in quel-n la parte, dov' egli avea messo mano, di volerlo in y» quest' altre pareggiale, e forse superarlo; e cosi si die-7» de non ad imitare la maniera di colui, per non per* y» dervi vanamente il tempo , ma a farsi un ottimo » universale in queste altre parti, che si sono raccon-» tate 1 ».
i Vasari, ibidem. t=s L' autore ha creduto di abbreviare questo passo, voltandolo nella sua lingua : noi invece l'abbiamo voluto riportare per intiero, servendoci delle parole stesse del Biografo aretino.
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