Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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che già cominciavano gli uomini a credere, eh1 essa sola sotto il cielo fosse sopra la fortuna, e, contro il corso naturale, esente dalla morte, e per durare perpetuamente. Però parve , che il tempo , come invidioso della gloria de7 mortali, non confidatosi pienamente delle sue forze sole, si accordasse con la fortuna, e con li profani e scellerati Barbari, li quali alla edace lima, e venenato morso di quello aggiungessero Tempio furore, e '1 ferro, e il fuoco, e tutti quelli modi che bastavano per minarla. Onde quelle famose opere che oggidì più che mai sarebbono floride e belle, furono dalla scellerata rabbia, e crudele impeto de' malvagj uomini, anzi fiere, arse e distrutte : sebbene non tanto, che non vi restasse quasi la macchina^ del tutto, ma senza ornamenti, e, per dir così, Possa del corpo senza carne. Ma perchè ci doleremo noi de' Goti, Vandali, e d'altri tali perfidi nemici } se quelli li quali come padri, e tutori dovevano difendere queste povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerle? Quanti pontefici, Padre Santissimo, li quali avevano il medesimo officio che ha Vostra Santità, ma non già il medesimo sapere, nè il medesimo valore, e grandezza d'animo , nè quella clemenza, che la fa simile a Dio : « quanti, dico, Pontefici hanno atteso a minare tempj jy o « antichi, statue, archi, e altri edificj gloriosi ! Quanti * « hanno comportato, che solamente per pigliar terrapozzolana si sieno scavati dei fondamenti! onde in poco
* Questo pezzo di lettera, segnato colle virgolette, h quello riportato dal sig. Quatremere sotto al n.° 9 : lo che abbiamo fatto noi altrove in questa lettera, in quella di Celio Calcagnini, e nell' Elogio di Raffaello di Paolo Giovio per indicare le linee riportate dallo Storico francese, sotto Io stesso numero.
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