Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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« tivement jusqu'à la contemplation de la beauté divine : die « brille par une si grande simplicité de fbnnes et de contoors « que loin de paroftre avoir coùté qnelque effort k Partiste, « elle semble avoir été ooncue cornine une pensée, et prodnhe « par un soufflé. »
Abbiamo in contrario 1' esempio di Zeusi : ma per farne un argomento valevole > converrebbe primieramente avverare il fatto; di poi vedere e le pulzelle ed il quadro, e conoscere se quelTE-lena fosse veramente un composto delle cinque pulzelle, eh' egli volle vagheggiar tutte nude; poi dimostrare che tutti i valenti pittori abbian fatto lo stesso , e che non si possa altrimenti.
Del resto una prova di quel eh' io ardisco affermare si ha negli stessi principii di Mengs : « I Greci, die' egli, furono « eccellenti nella parte dell' ideale : quando rappresentarono le « figure degli Dei, non mostrarono nè le vene nè i tendini ; o « almeno non le segnarono come negli uomini » - E che vuol dir ciò? L'ideale è dunque riposto nel non mostrare nelle figure divine, nè le vene nè i tendini? E la natura non dava forse ai greci artisti, modelli di figure in cui non fossero risibili troppo nè i tendini nè le vene?
Gli stessi difetti che Mengs non senza ragione rimprovera a Raffaello, sono ima prova per noi. « Raffaello, dice egli, conobbe come dovea far la fronte, p. e., serena o torbida, ma « non avverti qual naso e quali guance andassero bene a quella « fronte. Si può togliere il naso da uno de' visi di Raffaello, e « sostituitene un altro senza far dissonanza .... Raffaello f»ceva rotondette le guance delle sue Vergini per dar loro l'aria « di gioventù ; ma ciò non concorda con la verità ; perchè una « persona che abbia le guance carnose, ha sempre la fronte divisa in varie parti pel volume de' muscoli. » - In questi difetti , come ognun vede, Raffaello, lasciata l'imitazione della^.ooQie
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