Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      s> 629 mrione di quel patetico dipinto, ti mettesti ad esclamare : che chi non vedeva un'opera del Sanzio, non avrebbe mai provato nel-r animo il dolce incanto della sublime pittura ! £ in fatto questa tua sentenza, quantunque un po'troppo precipitata, non avendo veduto tutto in pittura, s'accorda con l'altra generalmente adottata , esser Raffaello il principe dé pittori. Tu allora ti trasportavi meco colla mente a Roma, a Firenze, a Parigi, a Londra, a Madrid, e volevi essere col desiderio in ogni luogo, dove conservami le opere di quel Divino, per bearti 1' animo nella loro contemplazione : anzi da quel momento hai formato il progetto di recarti meco alla visita di esse tostochè le circostanze ne lo permettessero. Ma quella determinazione era figlia forse immatura di quel tuo forte sentire, e nè tu nè io pensavamo in quel momento che per effettuare cotali progetti abbisognano certi mezzi, e certo ozio, onde noi propriamente manchiamo. Ecco la sola causa che mi fa invidiare al ricco quell' opulenza, e quell' agiatezza di cui tante volte non sa approfittare come dovrebbe, e potrebbe ! Se per altro non c' è dato d'intraprendere lunghi viaggi per visitare i principali capi d'opera del Sanzio, possiamo a tutto nostro agio contemplare que' pochi, che la fortuna ci ha conservato , e tuttora ne conserva appo di noi ; e non defraudare 1* animo nostro di que' pochissimi squisiti diletti, qual' è la contemplazione del bello , de' quali ancora n' è rimasta la liberti di godere.
      Tu mi promettesti sarà bene un anno, e a voce e per lettere parecchie volte me l'hai scritto che anche per a Sari di tua professione t' è uopo ritornar presto a. Milano ; ma non hai finora mandato ad effetto questa tua buona volontà. Se a fartene risolvere volesse bastare lo invitarti a vedere una egregia pittura che dagli intelligenti si vuole fatta da Raffaello, io mi tenterei di descrivertela: ma in ogni modo lo vo'fare, perchè se non otterrò
      ^.ooQie


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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