Raffaello architetto
Fu anche architetto eccellente, di che ci rimane a toccar brevemente.
«Una delle più gentili fra le sue produzioni (scrive il Selvatico nella sua Storia delle arti del disegno) è il prospetto del palazzo Uguccioni sulla piazza del Granduca a Firenze, che in piccolo spazio manifesta aspetto semplice e ricco ad un tempo. Come in quasi tutti gli edifizi da lui architettati, accoppiò le colonne, maniera elegante ch'egli aveva appresa dal Bramante, e che trasfuse alla più gran parte degli architetti romani e fiorentini della sua epoca.
È pure opera gentile di Raffaello la bella villa Madama in Roma, che diceasi un tempo villa del papa. Viene anche attribuito a lui e il casino Chigi alla Lungara, e un palazzo vicino a Sant'Andrea della Valle, e qualche altro edifizio di minor conto. Ma quello che più degli altri lo attesta uomo di finissimo gusto anche nell'architettura è il palazzo Pandolfini a Firenze, uno dei più eleganti senza dubbio che vanti l'Italia. Non vi ha forse architetto contemporaneo che elevasse fronte più nobile e di uno stile più castigato. Né il Peruzzi, né il Sangallo, né il Palladio produssero mai un miglior insieme con più squisiti dettagli e con più gradevoli proporzioni. In nessun luogo l'architettura presenta finestre inquadrate da più corretti stipiti, né piani spaziati in guisa, da preparare i ripesi più acconci a rendere spiccata la bellezza degli ornamenti. Il cornicione poi è senza dubbio uno de' più ben proporzionati che ci desse l'architettura del cinquecento.
«Raffaello fu eletto da Leone X architetto della chiesa di San Pietro dopo la morte di Bramante; e allora si diè tutto a meditare un nuovo disegno per la vasta mole, disegno che ci fu conservato dal Serlio nel suo libro terzo. Il pubblicatore di questo e i critici inclassichiti dello scorso secolo ne lodano a cielo il concetto e l'ordinanza; ma, ad onor del vero, bisogna dire che il concetto non ha nulla di originale, perché è nient'altro che una basilica a tre navi a croce latina, con gran piloni posti a spartire nell'ambulacro mediano la nave maggiore dalle due laterali, piloni che dovevano di necessità essere tale ingombro all'occhio, da non lasciargli dominare ad un punto tutte tre le navi.
L'ordinanza poi così delle cappelle sfondate, che de' tre grandi emicicli della crociera, è tolta dagli avanzi delle terme romane, studio allora quasi unico degli architetti, perché le rovine delle terme erano forse le sole che si potessero esaminare con qualche frutto, sendo le altre coperte dal terreno, e difficilmente misurabili».
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