Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Questa la sintesi che Piero Ottone, protagonista del giornalismo italiano del secondo Novecento, faceva in merito alla situazione alla stampa quotidiana dell'immediato dopoguerra.
     Questa fotografia, sicuramente suggestiva, è confermata dall'effettiva ricomparsa, dopo la Liberazione, di quotidiani ad alto tasso ideologico e dal fiorire della stampa di partito: (26) un genere, quest'ultimo, che raggruppa quotidiani che svolgono il ruolo di portavoce delle rispettive segreterie e il cui target è, ovviamente, quello dei quadri di partito. Tale formula ebbe però vita breve: le testate, inizialmente legate ai partiti di appartenenza Ciellenistica, diminuirono di anno in anno e dopo il 1948 erano sopravvissuti solo (tra i quotidiani partitici a diffusione nazionale): "L'Unità", l'"Avanti!", "Il popolo", "La voce repubblicana", "L'Umanità" (PSDI), "Il Secolo d'Italia" (del partito neofascista Movimento Sociale Italiano) (27)
     Le elezioni del 2 giugno 1946 evidenziarono la forza dell'influenza dei giornali di informazione sull'elettorato, soprattutto tra gli elettori incerti della borghesia: la prevalenza della stampa repubblicana era netta nel Settentrione, anche tra i fogli cattolici e democristiani, proporzione che si rovesciava al Sud. (28) Tali elezioni, come abbiamo visto, sancirono una vittoria dei partiti di massa, con la Dc in testa, su cui cominciarono a premere in senso anti-comunista i gruppi economici ormai riaggregati, i moderati e la Chiesa di Pio XII; la risposta di De Gasperi alle tensioni fu di tipo moderato, e nonostante la campagna reazionaria in atto (29) la collaborazione tra le forze politiche venne mantenuta per avviare la ricostruzione e la normalizzazione politica, per lo meno fino al 1947.

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(26) Ibidem.

(27) (Ibidem, p. 394). Per quanto riguarda lo schieramento moderato, tranne i tre quotidiani fondati dal PSDI dopo la scissione all'inizio del 1947 – "L'Umanità" a Roma e Milano e "Il mondo nuovo" a Torino -scompaiono quasi tutti i giornali moderati: repubblicani, liberali, qualunquisti, e parte di quelli democristiani (P. Murialdi, Dalla Liberazione al centro-sinistra, cit., p. 209).

(28) Fondamentale in questo senso il contributo del Corriere della sera, diretto dal liberale Mario Borsa, nonostante le pressioni moderatrici dei proprietari della testata. (Ibidem, p.190)

(29) Tale campagna reazionaria era alimentata da nuovi fogli gestiti da gruppi di ex fascisti di Salò e testate palesemente di destra,come "Il Mattino d'Italia", tanto da far parlare Mario Borsa di "questo rigurgito di acque poco limpide ha un doppio fondo reazionario fatto di paurosi interessi e di interessate nostalgie". (Ibidem, p. 203)