Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     In questo contesto, lo sviluppo del settore editoriale venne influenzato da alcuni eventi: in particolare a causa dell'amnistia di Togliatti del 22 giugno 1946 (che sancì l’abbandono dell’epurazione), dell'allontanamento dei prefetti e questori nominati dal CLN e della cessazione della gestione commissariale delle grandi imprese, si permetterà il rientro dei vecchi proprietari alla guida delle aziende e delle (ricomparse, talvolta per qualche tempo con nomi modificati) testate compromesse con il regime fascista. (30)
     Questo fenomeno è censurato da Togliatti stesso, che su un fondo de “L'Unità” dell'8 settembre 1946 si scagliò contro la "stampa gialla" dominatrice del mercato e contro i "pescicani e (..) profittatori che riprendono a dominare il giornalismo", invocando una seria legge sulla stampa che ne sancisse l'indegnità a possedere giornali e pertanto l'espropriazione. (31) La suggestiva espressione del segretario del PCI diventerà poi patrimonio lessicale della sinistra, per descrivere quella parte della stampa d’informazione nominalmente “indipendente”, ma di fatto legata al potere economico. Scriveva Adamoli nel 1951:

“non c'è dubbio che, con le bugie, le deformazioni (e anche le calcolate reticenze) della stampa gialla, si potrebbero riempire ogni giorno, senza troppo sforzo, tutte le sei pagine di un giornale quotidiano (…) Cos'è la “bugia” giornalistica? Lei non penserà certo che sia l'espressione di un vizio costituzionale dei giornalisti della stampa “indipendente” (la qualifica “indipendente” di cui fanno sfoggio i giornali della catena reazionaria è la prima grossa bugia di ogni giorno). La bugia giornalistica è l’espressione della politica di inganno che i governi antipopolari, e quindi antinazionali, conducono quali comitati di amministrazione di quei gruppi sociali dominanti che, fra l'altro, detengono anche i pacchetti azionari delle società editrici dei giornali “indipendenti”. (32)

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(30) Alcuni esempi: nel 1946 i fratelli Crespi tornano alla guida del Corsera ("Nuovo Corriere della sera") e sostituiscono il direttore con il liberal-conservatore Guglielmo Emanuel; allo stesso modo gli Agnelli tornano alla guida de "La Stampa", liberaldemocratica e diretta dal 1948 da Giulio De Benedetti; dopo il referendum, tornano anche i Perrone a Genova, a "Il Secolo XIX", diretto da Umberto Cavassa. (Ibidem, p. 204).

(31) (Ibidem, p. 190). L’espressione è mutuata dal mondo del giornalismo americano, dove dispregiativamente la stampa scandalistica veniva definita“yellow press”.

(32) Al lettore Livio Sangorgio, sestrese, che suggeriva ad Adamoli "Lei dovrebbe, ogni giorno, sul suo giornale, smentire le bugie degli altri giornali", il direttore de "L'Unità” rispondeva: "Non credo che seguendo alla lettera il suo suggerimento sarebbe risolta la questione di dimostrare al lettore disorientato quali sono i giornali che dicono la verità. Anzitutto “l'Unità” diventerebbe un bollettino di smentite (...)”, e continuava, dopo la nostra citazione : “In questa fase terminale della società capitalistica la classe dominante, chiusa nel suo egoismo e isterilita dalla sua ingordigia, ha perso ogni capacità di classe dirigente e può tentare di mantenere una base nell'opinione pubblica solo con l'inganno e la menzogna. Ma anche le “bugie” dei giornali della classe dominante hanno le gambe corte, come quelle di ogni altra bugia. La verità emerge dai fatti, la verità emerge dalla stessa lettura dei giornali bugiardi, comparando i numeri del presente con quelli del passato. Prenda la raccolta di un qualunque giornale reazionario, uno di quelli che si pubblicavano anche durante il fascismo. Ogni “numero” del ventennio indica come quei giornali siano stati un potente strumento del fascismo per ingannare il popolo italiano. Dalla lettura della stampa “indipendente” del ventennio risorge la vanagloria, il ducismo, tutta la tecnica della amplificazione, dell'inganno, della frode politica attraverso la quale si portò il popolo italiano alla guerra. Quale terribile smentita è nei fatti di tutto quel cumulo di menzogne... Continui a scorrere i numeri di quello stesso giornale uscito dopo la Liberazione. Vediamo a caso: aiuto Marshall, Patto Atlantico, dichiarazione tripartita su Trieste, oro di Dongo, eccidio di Portella della Ginestra, assassinio di Maria Margotti, viaggi di De Gasperi in America... Cosa ha scritto quel giornale su tali argomenti? Risanamento economico della Nazione, niente basi a truppe straniere. Trieste assicurata all'Italia (1948), il tesoro rubato dai partigiani, la bassa speculazione politica dei comunisti sul banditismo, Margotti assassinata dai comunisti, lavoro, pace, indipendenza assicurati al nostro Paese. E' il caso che le ricordi la “verità” dei fatti?(...) Al contrario, tutto quanto è stato scritto dall' “Unità” dal 1924 è stato sempre confermato dai fatti. Ecco perché, non come un bello “slogan”, non come una affermazione, non dimostrata e non dimostrabile, lei legge su tutti i muri d'Italia: “Viva l'Unità, giornale della verità”. (Il testo completo delle "lettere al direttore", rubrica di Adamoli alla guida de "L'Unità" genovese, per le annate 1951 e 1952 è consultabile sul sito web della famiglia Adamoli; le medesime sono inoltre consultabili al Centro Ligure di Stora Sociale, che nel Fondo Adamoli raccoglie anche una vasta raccolta fotografica, anch’essa in parte visionabile sul sito : http://www.adamoli.org/gelasio/ (10/01/2011).