I quotidiani svolgevano il proprio ruolo informativo conformandosi ad una linea di lealismo filogovernativo e seguendo la logica degli schieramenti contrapposti: il “fronte moderato”, costituito dal partito della DC e dalla grande industria tentarono di uniformare i mezzi d’informazione alla conservazione. Queste posizioni però si radicalizzarono in un forte anticomunismo dal 1948:
"Il giornale era strumento di potere, esisteva per cancellare dal mondo le sinistre e per punire chiunque avesse commercio con le sinistre; doveva assicurare la vittoria della conservazione". (33)
Inoltre nelle redazioni dei giornali d'informazione prese avvio un'operazione di rientro dei giornalisti compromessi con il fascismo, per cui il rinnovo fu solo parziale: (34) dopo la Liberazione infatti erano iniziati i processi ai giornalisti collaborazionisti, che però si chiusero nell'arco di un anno. Oltre ai provvedimenti legislativi (ultimo dei quali l'amnistia) fu la stessa Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), guidata nel dopoguerra da Leonardo Azzarita, a decidere nel suo primo congresso postbellico di favorire la "pacificazione generale"; si optò quindi per una "larga indulgenza" e per il recupero delle professionalità dei colleghi che avevano collaborato con il Regime, piuttosto che per una ferma epurazione dei singoli. (35) Il mancato ricambio generazionale produsse anche un "ritardo nel superamento dei modelli tradizionali di giornalismo": (36) nei giornali di informazione guidati dalle vecchie firme si riadottarono la terza pagina "vecchio stile", il "pastone" quale sintesi delle notizie di politica interna, i lunghi e retorici articoli di fondo. (37)
* * *
(33)
Ottone in questo contesto racconta anche un aneddoto indicativo del clima: Alla vigilia delle elezioni del 18
aprile, nel 1948, Pietro Nenni (...) chiese di essere ricevuto da Emanuel, per presentargli una sola richiesta: che il
giornale desse qualche informazione ai lettori, qualche notizia anche sul suo partito. Emanuel lo ricevette di
malavoglia (...) la frase finale : "Lei si occupi del suo partito e io mi occuperò del Corriere". (Ottone P., Preghiera
o bordello. Storia del giornalismo italiano, cit., p. 109). Scrive ancora Tranfaglia che “l’immobilismo che vissero i
giornali italiani aveva un linguaggio e obiettivi precisi : raggiungere e influenzare la classe dirigente, rinunciando
alla scommessa sull'espansione del mercato editoriale". (N. Tranfaglia, Ma esiste il quarto potere in Italia?
Stampa e potere politico nella storia dell'Italia unita, Milano, Baldini Castoldi Dalai ed., 2005, p. 344).
(34)
Furono pochi i giornalisti e direttori del periodo fascista e nazifascista colpiti dalla giustizia sommaria dei partigiani
e ancor meno quelli processati: Ermanno Amicucci del "Corsera", Ezio Maria Gray de "La Gazzetta del Popolo",
Bruno Spampanato de "Il Messaggero", Concetto Pettinato de "La Stampa", comunque scarcerati a seguito
dell'amnistia. Altri giornalisti del periodo mussoliniano si allontanarono per qualche tempo per poi tornare alla
professione, come Giovanni Ansaldo, Orio Vergani, Francesco Malgeri e Francesco Maratea del Messaggero, Ugo
D'Andrea. Rientrano nei rispettivi quotidiani Cesare Merzagora, esponente del mondo industriale, Michele Mottola,
il cronista delle adunate fasciste, Cesco Tomaselli e infine Mario Missiroli stesso, che era stato allineato al regime, è
chiamato dai Perrone alla direzione de "Il Messaggero"ora diventerà l'interprete giornalistico del "centrismo" (P.
Murialdi, Dalla Liberazione al centro-sinistra, cit., p. 206). L'epurazione dei giornalisti era affidata
nell'ottobre 1944 ad una commissione del Ministro di Grazia e Giustizia del governo di Ivanoe Bonomi. Bonomi
peraltro nel giugno 1944 era diventato presidente della Federazione della Stampa, appena ricostituita. Nello stesso
periodo le forze del Cln Alta Italia avevano decretato la sospensione dei giornalisti collaborazionisti. I
provvedimenti epurativi vengono però sospesi nel 1946, in occasione delle consultazioni elettorali per il
Referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea Costituente: la deliberazione, approvata dal guardasigilli
Togliatti, prevede che i giornalisti su cui pendono le indagini, tranne quelli già giudicati colpevoli, siano da
considerarsi iscritti all'albo dei giornalisti. Solo un mese dopo, a bloccare i processi iniziati dopola Liberazione
interverrà l'amnistia del 22 giugno 1946, emanata da Togliatti stesso. Nel 1948 saranno riammessi all'albo anche
idirettori del periodo di Salò, nonostante le vibranti proteste del commissario Mario Pannunzio. (Cfr. S. Calissano,
I quotidiani genovesi dalla Liberazione alla Repubblica in: Stampa e giornalisti in Liguria tra l'ultimo
fascismo e la Repubblica, M.E. Tonizzi (a cura di), Roma-Bari, Ed. Laterza, 2008, pp. 126 -28.; P. Murialdi,
Dalla Liberazione al centro-sinistra,cit., p. 208).
(35)
Il primo congresso della ricostituita Federazione Nazionale Stampa si svolge nell' Ottobre 1946. Nel 1948 la FNSI,
che aveva già mostrato larga indulgenza con gli iscritti all'Albo che erano stati legati al regime, riammetterà nel1948
anche i direttori del periodo di Salò tra le fila dei giornalisti professionisti, nonostante l'opposizione del commissario
Mario Pannunzio. (Ibidem, pp.190 e segg).
(36)
Ibidem.
(37)
(Cfr. P. Murialdi, La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo, Ed. Laterza, Roma-Bari
1998, pp. 74-82; P. Murialdi, Dalla Liberazione al centro-sinistra, cit., p. 212). Riguardo al "pastone": si
tratta di un articolo tipo, di politica interna, che si presenta come "Un impasto di cronaca, di commento e di
dichiarazioni.Il "pastonista" aveva il compito di leggere tutte le agenzie e i comunicati, doveva sapere cosa avevano
scritto gli altri giornali, e a questo doveva aggiungere le primizie raccolte con le telefonate e le indiscrezioni di cui
veniva a conoscenza frequentando i palazzi del potere". In uso fino agli anni Settanta, viene poi sostituito da un
nuovo stile di cronaca politica legato ai neonati quotidiani "Repubblica", "Il Giornale" e alla direzione di Piero
Ottone al Corsera: uno stile più analitico e aderente agli avvenimenti, che articola le notizie in pezzi di diverso tipo
(nota politica, articoli di cronaca, interviste). (G. Santambrogio, Il mondo del giornalismo contemporaneo,
cit., pp. 395.).
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