Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Si può di sicuro affermare che "La voce degli intellettuali" sia stata una delle riviste culturali più prestigiose della Genova del dopoguerra, non solo perchè annovera illustri collaboratori: ma anche perchè propone una rilevante analisi sulla funzione della cultura e rivendica un ruolo attivo per l'intellettuale nella nuova società democratica emersa nel dopoguerra.
     Come sostiene Alfredo Poggi, (47) nell'editoriale del primo numero: l'intellettuale, costretto dalla guerra "a uscire (..) dall'Arcadia novella, in cui a causa del fascismo, volontariamente s'era rinchiuso per ignorare la tristezza dei tempi", terminata la guerra partigiana può tornare al suo "mondo interiore". Ma nel tornarvi non può ignorare l'esperienza di vita illegale, "un''esperienza accresciuta dal quotidiano contatto con il proletario". Perciò:

"E' giunto il momento di scegliere: ritornare ancora agli ozii di un bizantinismo accademico, oppure affrontare in campo aperto la lotta per una nuova cultura? Le masse, che l'oscurantismo culturale del fascismo ha tenuto lontane dalla verità con la sua censura preventiva, con i suoi divieti razziali e sociologici, attendono ora dagli intellettuali una parola chiarificatriche. Questi mancherebbero alla loro funzione nella società contemporanea se tradissero ancora una volta l'aspettazione della base". (48)

     Il fascismo ha isolato l'intellettuale, lo ha stordito "in modo che la cultura e il popolo camminassero per due strade diverse" con il risultato che "la cultura ha facilmente dimenticato il popolo". C'è quindi l'esigenza di lottare per una nuova cultura, che abbia uno stretto rapporto con il 'reale' e porti il letterato a riacquisire la propria funzione nella comunità, un ruolo di guida e di stimolo della coscienza civile. (49)

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(47) Alfredo Poggi (Sarzana 1881-Genova 1974). Esponente del Partito socialista ligure e Professore di filosofia dell’Ateneo genovese, "noto antifascista, per tutto il “ventennio” si oppose alle idee ed ai sistemi del regime. Collaborò, invece, con Gobetti e con la sua “Rivoluzione liberale”; mantenne contatti con i fratelli Rosselli e, poi, con la brigata partigiana “Giustizia e libertà”, diventando il punto di riferimento per i futuri membri del Partito d’Azione, che in essa confluirono; contestò duramente la decisione di Mussolini di imporre ai docenti universitari il giuramento di fedeltà al regime, e rinunciò alla cattedra.Nel 1943, assieme al figlio, si unì al movimento partigiano (...) arrestato ed internato nel campo di concentramento nazista di Bolzano, dal quale, fortunatamente, riuscì a tornare a Genova (...) riprese la sua attività politica nel partito socialista, fece parte del CLN genovese, ricominciò ad insegnare ed iniziò una valente attività di giornalista. Nel 1945-1946 diresse il rinato quotidiano socialista genovese “Il Lavoro nuovo”, incarico che, successivamente, passò allo stesso Sandro Pertini. Scrisse anche numerosi volumi di filosofia, di politica, di diritto". (Isa Sivori Carabelli, Testimoni del tempo e della storia, cit., p. 101).

(48) A. Poggi, Ripresa. Diritto naturale e Stato, in "La Voce degli intellettuali", anno II, n.7.

(49) U.Silva, Base d'una ripresa dell'attività culturale, Ibidem.