Gelasio Adamoli
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Genova ricorda Gelasio Adamoli

di Giuseppe Parodi Domenichi
(Il Cittadino, settimanale cattolico di Genova, maggio 2007)


La città di Genova rende omaggio ad uno dei suoi esponenti politici migliori, Gelasio Adamoli e lo fa con una bella mostra fotografica allestita a Palazzo Ducale per iniziativa del Centro Ligure di Storia Sociale; la rassegna, curata da Elena Ponta e Laura Rossi, è stata resa possibile grazie alla disponibilità dei familiari di Adamoli, che hanno messo a disposizione del Centro il suo ricco archivio (che sarà ora custodito dallo stesso ente); l’iniziativa assume anche un aspetto squisitamente commemorativo, ricorrendo quest’anno il centenario della sua nascita. Si ripercorre così la biografia di questo personaggio il quale, pur non essendo nato a Genova, amò profondamente questa città, dedicandovi le sue migliori energie e conquistandosi una precisa collocazione nella sua storia politica e sociale. Nato a S. Potito Ultra (AV), venne giovanissimo a Genova, dove completò gli studi, dedicandosi successivamente all’attività di docente. Attivista del PCI fin dal 1925, ebbe a soffrire non poche difficoltà durante il periodo fascista e, durante il periodo bellico, fu anche incarcerato dalle SS naziste. All’indomani della Liberazione fu nominato Vice Questore di Genova e, allorché si tennero le prime elezioni democratiche nel 1946, fu eletto Consigliere comunale e si vide affidato l’Assessorato alle Finanze nella giunta presieduta da Giovanni Tarello, al quale succedette nella carica di Sindaco nel 1948; esaurito il mandato dopo tre anni, ritornò a far parte del Consiglio comunale e, nel frattempo, si dedicò anche all’attività giornalistica, dirigendo fino al 1957 l’edizione genovese de “L’Unità”.
Nel 1958 fu eletto alla Camera dei Deputati, restandovi fino al 1963, allorché passò al Senato, dove sedette ininterrottamente fino al 1976. Collateralmente ricoprì anche diversi incarichi in seno al suo partito e in altre istituzioni; nel 1977 fu nominato Sovrintendente del Teatro Comunale dell’Opera, ma questo incarico potè ricoprirlo soltanto per un anno, in quanto la morte lo colse nel 1978. All’atto della sua dipartita l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini disse di lui: “Era un uomo retto, devoto alla causa della libertà; come Sindaco di Genova riuscì a farsi amare anche dagli avversari politici più tenaci per la limpidezza della sua coscienza, per la sua onestà ed imparzialità”. A completamento di questo autorevole elogio, sono ancora in parecchi a ricordare come, all’epoca della giunta Pertusio, ad un certo momento, se la seduta si protraeva fino ad un’ora tarda della sera, il Sindaco (democristiano) la lasciava per raggiungere la stazione ferroviaria, dove lo attendeva il deputato Adamoli (comunista): insieme salivano sul treno notturno per raggiungere insieme Roma e perorare insieme, l’indomani mattina, la risoluzione dei problemi di Genova. Chi scrive lo ricorda come un uomo estremamente semplice ed aperto al dialogo con tutti, un vero esempio di intelligente democrazia che, ormai appartiene al passato. La mostra, ad ingresso libero, inizialmente programmata fino al 31 maggio, sarà prorogata fino al 6 giugno.


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