La crisi bancaria venne affrontata con straordinaria energia e rapidità. Valendosi di una legge di guerra del 1917, il Presidente proclamava il 6 marzo 1933 una moratoria bancaria di quattro giorni, moratoria che il giorno 9 veniva estesa sino a nuovo ordine. Siccome la moratoria era generale e riguardava anche le Banche di Emissione, qualsiasi pagamento in oro rimaneva automaticamente sospeso. Il fatto non veniva però interpretato in senso troppo pessimista sull'avvenire del dollaro da parte dell'estero tanto che il Times scriveva ancora il 6 marzo: "L'abbandono del Gold Standard da parte degli Stati Uniti e così improbabile che può essere tralasciato dal calcolo delle probabilità”.
La legge speciale del 9 marno - The Emergency Bank Law - benché presentata, discussa e votata dal Parlamento e dal Senato, nonché firmata dal Presidente, in un sol giorno, conteneva una serie di provvedimenti per far fronte alla situazione. Essa poneva fra l'altro delle restrizioni all'esportazione dell'oro e imponeva il ritorno dell'oro tesaurizzato comminando gravi pene ai trasgressori. Sotto l'impero delle circostanze il Gold Standard subiva così il primo attacco. Intanto l'apertura delle Banche giudicate in buone condizioni veniva decretata per il 13) marzo e il 15 si riapriva pure la Borsa, chiusa da dodici giorni, con un rialzo medio del 15% sui prezzi dell'ultima seduta.
Il 15 marzo, il panico bancario era ormai superato, tanto che i nuovi depositi eccedevano già i prelevamenti. Pel 29 marzo la circolazione cartacea poteva venire diminuita di 1.185 milioni di dollari, e un numero di banche rappresentanti il 90% del totale dei depositi bancari svolgeva già la sua normale attività.
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