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ANNUARIO 1926-27
Istituto Tecnico 'V. Comi' di Teramo
Lina Rizzi e Enza Gallavotti-Damiani (a cura)
Tipografia Cioschi, 1928, pagine 109

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a cura di Federico Adamoli

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   vedono a fronteggiare i bisogni straordinari specie in occasione di guerre.
   1. Formazione di tesori di guerra in tempo di pace di cui attribuisce la prima attuazione a Pericle che depositò 1000 talenti nel tempio di Delo, da non adoperarsi, sotto pena di morte, se non quando una flotta nemica si avvicinasse al Pireo. Questo esempio fu imitato ai nostri tempi dalla Germania (1871) e dal Giappone (1885).
   2. Appalto del diritto a riscuotere le imposte attuato in Grecia al tempo dei 30 tiranni e poi adottato a Roma (publìcani e societates publicanorum) esperimentato poi nel sec. XII dalla repubblica genovese.
   3. Emissione di carta moneta, mezzo moderno dal quale 1' oratore spiega il meccanismo.
   4. Debito pubblico. Osserva che gli antichi popoli, per l'instabilità delle loro finanze non poterono ricorrere ai prestiti pubblici, nel senso moderno di questa espressione, pur avvertendo che la storia ricorda prestiti di stati collocati presso privati o templi, come il prestito di Sparta ai Sarai, quello ottenuto da Memnone di Rodi, signore di Lampsaco, quello contratto da Tachos, re d' Egitto, su consiglio di Chabria, quelli degli Creiti, dei Chiesi, dei Mendri, dei Clazomeni e degli Efesi. Ricorda altresì come in generale gli antichi rifuggissero da debiti pubblici e cita Alessandro Magno che, ali' apice della sua potenza, indicava come sintomo di debolezza il debito di 500 talenti lasciatogli da suo padre; aggiunge che i Romani ricorsero moderatamente ai prestiti : il tributum era in sostanza un prestito forzoso per le spese di guerra e da estinguere col bottino: un prestito che può rassomigliarsi ai moderni fu quello conchiuso durante la guerra di Numanzia sulla base dei vectigalia del prossimo lustro. In Inghilterra sino a Riccardo II si parlava solo di debiti privati

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