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Prima Parte - Seconda Parte
L’esperienza militare di Giovanni si apre a ridosso del coinvolgimento italiano nel secondo conflitto mondiale, avvenuto nel giugno 1940. Alla conclusione degli studi universitari, conseguita nel 1937 la laurea in Economia e Commercio, viene nominato nel marzo 1939 Aspirante Ufficiale di Complemento per il cui corso di Allievo Ufficiale viene convocato nel mese di settembre a Treviso, presso la Direzione Commissariato Militare del 6° Corpo d’Armata. Gli anni di guerra sino al 1943 non lo vedono impegnato in esperienze sul fronte ma svolge il suo servizio in reparti non combattenti, sempre a Treviso, presso la stessa Direzione, con il grado di Sottotenente, fino alla promozione a Tenente Commissario di complemento avvenuta nel 1942. Tra il 14 gennaio e il 28 luglio 1943 partecipa invece ad operazioni di guerra in reparti combattenti svoltesi in Balcania (territori ex-iugoslavi) sempre con la Direzione Commissariato Militare del 6° Corpo d’Armata.
Alla data dell’armistizio (8 settembre 1943) si trova in Croazia, a Ragusa (Dubrovnik), che viene occupata dalle forze tedesche il 12 settembre. E’ da questo giorno che l’esperienza di guerra di Giovanni, che sino a quel momento non gli ha riservato momenti drammatici, si trasforma in una prigionia durata 11 mesi di patimenti e privazioni, come internato nei campi di concentramento polacchi e tedeschi; gli effetti di questa esperienza sono destinati a trascinarsi ben oltre la fine del conflitto.
Il giorno dell’occupazione tedesca di Ragusa viene rivolta alle truppe militari la richiesta di adesione alla causa del nazifascismo, alla quale Giovanni rifiuta il suo consenso (insieme a tantissimi ufficiali e soldati), così come rifiuterà successive richieste di adesione alla sopraggiunta repubblica sociale italiana avanzate dalle commissioni che, nei campi di prigionia, cercavano di portare nuovi adepti alla sedicente repubblica.
Il suo rifiuto di aderire alla causa nazifascista lo espone direttamente ai pericoli di chi veniva considerato traditore della causa comune e lo porta, dopo l’iniziale permanenza nel penitenziario di Zenica, verso una lunga peregrinazione come internato nei campi di Bad Orb (Germania, piccolo villaggio tra Norimberga e Francoforte), Tarnopol (Polonia), Biala Podlaska (Polonia, a nord-est di Varsavia), nuovamente in Germania in un campo nei pressi di Norimberga, quindi in altro campo nelle vicinanze di Paderborn, nella Westfalia.
Per chi ha conosciuto negli anni della maturità di Giovanni il suo attaccamento all’ideale fascista, può sorprendere di non riscontrare nella sua giovinezza alcuna attiva militanza politica e di imbattersi nel rifiuto di aderire alla repubblica sociale italiana, che sembra in un certo senso ridimensionare questo attaccamento. La fedeltà che nella vita Giovanni ha nutrito per questo ideale risente anche del naturale sentimento di nostalgia per il periodo della propria giovinezza: i vent’anni di Giovanni arrivano nel 1934, proprio nella fase in cui il regime fascista sta vivendo il periodo del massimo consenso popolare, prima della compromissione attraverso l’alleanza tedesca, le leggi razziali e la tragica decisione di entrare in guerra.
I lunghi ed incerti mesi dell’internamento trascorrono nella mancanza totale di notizie da parte dei propri cari, ai quali egli fa pervenire la corrispondenza nelle occasioni in cui gli è consentito di farlo; egli invece rimane per 7 mesi nella continua e vana attesa di una pur minima notizia sulla sorte dei familiari. Nella vita di un internato di guerra, impregnata di abbattimento morale per l’incertezza nel futuro e per la lontananza dalla patria, il momento dell’arrivo di una lettera cara acquistava un’importanza fondamentale per il sostenimento psicologico. Così egli scrive nell’undicesima lettera che invia ai propri genitori da Biala Podlaska il 1 febbraio 1944: “Carissimi, da voi ancora nessun scritto. So bene che la colpa non è di nessuno. Vi confesso che scrivo la presente con una buona dosa di scetticismo (...) i miei scritti altro non sarebbero che dei soliloqui”; così ancora in data 11 febbraio: “Carissimi, purtroppo sino ad oggi ancora non ho ricevuto un vostro scritto”; in data 21 febbraio: “Come desidererei vostre notizie! Fino ad oggi ancora non ricevo un vostro scritto. Io è la tredicesima volta che vi scrivo”; in data 4 marzo: “Sino ad oggi non ho ricevuto nessun scritto da parte vostra e ciò mi rattrista”; in data 5 marzo: “Il mio pensiero è sempre vicino a voi e il potervi rivedere un giorno mi sembra il più bel sogno della mia vita. Come desidererei rivedervi e riabbracciarvi.”
[SECONDA PARTE]
[ A te soldato d'Italia ]
[ I Caduti Abruzzesi nella Seconda Guerra Mondiale ]
[ Elenco dei deportati italiani morti a Mauthausen ]
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