I fondamenti socioculturali della rinascita teramana Giovanni Adamoli 1972, pagine 411
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situazione non era diversa: " Niuna ombra di autonomia: sindaco, decurioni, primo e secondo eletto non altro che giocattoli nelle mani degli intendenti; un cancelliere^ miseramente pagati: un grosso tavolino rotondo, poche sedie intorno, c on s opravi tre o quattro scartafacci affumicati: ecco 1 'immagine dei nostri Comuni sotto la caduta Signoria, di queste antiche ed operose sedi di splendore e di potenza pubblica! Ogni cinque anni si formavano gli stati discussi, una forma di bilancio o c onto presuntivo quinquennale, soggetto di anno in anno agli stati di variazione!^ I decucio-nati non avevano facoltà deliberativa, e non potevano che emettere dei voti , su cui imploravano l'oracolo; nè la facoltà di approvare apparteneva all'intendente, sì al ministro, che provvedeva con reali rescritti.^ Così tutto finiva nelle mani del principe, e nove milioni di nomini erano mossi da poche file come altrettante macchinette1! "
Queste cose scriveva il "Corriere abruzzese" di Teramo n eli 'Aprile del 1876, ma la realtà era ancora più durai''
Il Presidente del Consiglio Provinciale assicurava che nel 1816 a Teramo centinaia di persone morivano più