I genitori Annunziata e Federico con i figli Diana e Giovanni
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Secondo di cinque figli, Giovanni nasce a Rocciano, nel comune di Teramo, il 12 ottobre 1914, da Federico e Annunziata Adamoli. Nella frazione di Rocciano (dove si lega gran parte della storia della sua famiglia sin dall’arrivo in Abruzzo dalla Lombardia nel 1850 circa del bisnonno Giuseppe Maria) trascorre i primi anni della sua vita, dove la madre è insegnante nella locale scuola elementare, mentre il padre Federico esercita l’attività di commerciante, gestendo una ferramenta a Teramo. Nei primi anni venti Rocciano viene abbandonata per il definitivo trasferimento in città, dove abiterà insieme ai genitori e alle sorelle, per circa trent’anni, in Chiasso Anfiteatro.
Sin dai primi anni Giovanni dimostra un vivo interesse per lo studio, al quale egli nel corso della vita si dedicherà ben oltre il tradizionale percorso formativo; questo attaccamento viene favorito anche dalla stretta frequentazione con lo zio Umberto, che costituisce per lui uno stimolante punto di riferimento culturale. I genitori Federico e Annunziata prestano la più grande importanza alla formazione dei loro figli, che vengono avviati anche allo studio della musica, per la quale Giovanni nutrirà sempre un particolare attaccamento, anche se il percorso didattico nello studio del violino non potrà essere completato.
Ottenuta nel 1933 la maturità tecnica presso l’Istituto Tecnico Commerciale “V. Comi” (al quale legherà gran parte della sua vita lavorativa prima come professore, quindi in qualità di preside), si trasferisce a Genova per gli studi universitari presso la facoltà di Economia e Commercio, seguendo l’esempio del cugino Gelasio che, compiendo lo stesso percorso universitario, si è definitivamente trasferito nella città ligure, della quale è destinato a diventare sindaco nel primo dopoguerra. La lunga permanenza a Genova è resa possibile grazie al grande sacrificio dei genitori, che riusciranno nonostante le difficoltà a garantire ai loro figli il completo percorso di formazione scolastica, destinato a sfociare per loro tutti nella carriera dell’insegnamento scolastico: oltre a Giovanni, futuro insegnante di Ragioneria e Tecnica, le sorelle Diana e Concetta si realizzerano come insegnanti di Lettere, Fernanda come insegnante di Educazione Fisica, Italia come maestra elementare, seguendo l’esempio della madre Annunziata.
Nel 1937, a 23 anni, Giovanni consegue la laurea presso la Regia Università degli Studi di Genova con il massimo dei voti, discutendo una tesi su “L’allineamento monetario dell’ottobre 1936 e i suoi effetti in un regime libero e nell’economia corporativa”. La conclusione dell’esperienza genovese non segna certamente la fine del capitolo degli studi, che Giovanni nell’immediato e nel lontano futuro è destinato a coltivare con grande trasporto e dedizione. La piena consapevolezza da lui acquisita del valore di elevazione morale che scaturisce dall’amore per la conoscenza ci viene rivelata da un appunto steso nel periodo della formazione universitaria; questo appunto giovanile, che può in un certo senso essere considerato anche una sorta di testamento morale del futuro educatore e dirigente scolastico, recita queste parole: “Debbo ricordarmi: il più grande pericolo di ricadere in una vaga superficialità credo che sia dopo di aver conseguita la laurea, a causa della vita che vorrà imporsi con la sua sia pure maestra, ma molte volte incosciente, realtà. Debbo ricordarmi di mantenere sempre accesa la fiaccola dello studio, affinché mai si affievolisca, in tal caso, il mio pensiero che, se mi abbandono in una sciocca vita media, diventerà grossolano; invece io dovrò sempre raffinarlo con lo studio e solo con lo studio al lume della vita. Dopo la scuola non dovrò dimenticare di: studiare, studiare, studiare. Debbo ricordarmi che per essere completo debbo saper parlare: Francese, Inglese, Tedesco. Sii sicuro di te stesso, osserva, rifletti, giudica, sii sicuro del tuo giudizio, assumine la piena ed intera responsabilità, non entusiasmarti mai, traccia le somme, guarda l’avvenire e medita sul passato, sii sicuro di te nel presente, credi in Dio, ama il popolo, ama tutti e sarai grande”.
Terminati gli studi universitari, nel 1939 inaugura la sua lunga esperienza nell’insegnamento scolastico, ricevendo la prima supplenza di matematica presso l’Istituto Tecnico Commerciale “V. Comi”, ma nello stesso anno, dopo il relativo corso, viene nominato Allievo Ufficiale di Complemento prestando come Sottotenente il servizio militare a Treviso presso la Direzione Commissariato Militare del 6° Corpo d’Armata, e ottenendo successivamente la promozione a Tenente Commissario di complemento nel gennaio 1942. Anche in questi anni Giovanni non si sottrae all’impegno dello studio, risultando iscritto nell’anno accademico 1941-1942 al Magistero di Economia e Commercio presso il Regio Istituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia. Il periodo bellico lo vede collocato in reparti non combattenti, sempre a Treviso, mentre dal gennaio 1943 è impegnato nelle operazioni di guerra in reparti combattenti in Balcania, sempre presso la citata Direzione. Al momento dell’armistizio, il giorno 8 settembre 1943, si trova a Ragusa (Dubrovnik - Croazia), dove il giorno 12, catturato dalle forze tedesche che hanno occupato la città, viene internato nei campi di prigionia, trascorrendo undici mesi presso i vari lager di Bad Orb (Germania), Tarnopol, Biala Podlaska (Polonia), Norimberga, Paderbon (Germania). In virtù della partecipazione alle operazioni belliche ed in particolare alle campagne di guerra del 1943 e del 1944 gli verrà conferita in data 13 luglio 1950 la Croce al Merito di Guerra.
Al termine del conflitto, con il definito rientro alla vita civile, dopo la prima e isolata esperienza avuta nel campo dell’insegnamento nel 1939, inizia la sua lunga esperienza scolastica presso l’I.T.C. “V. Comi” prestando dall’anno scolastico 1945-46 ininterrotto e regolare servizio in qualità di Insegnante Incaricato di Computisteria, Ragioneria e Tecnica. Il 1946 è segnato dalla prematura scomparsa del padre Federico, titolare del negozio di ferramenta, della cui gestione Giovanni si farà carico negli anni successivi coadiuvato dalle sorelle, affiancandola al servizio scolastico. Nel 1948 ha già avviato la collaborazione nell’ambiente bancario, risultando in quell’anno confermato nel Collegio dei Sindaci presso la Federazione delle Casse di Risparmio degli Abruzzi.
Nel settembre 1950 ottiene la nomina in ruolo quale straordinario di Ragioneria e Tecnica Commerciale all’I.T.C. “V. Comi”, al quale Giovanni si lega quindi indissolubilmente e la cui esperienza professionale è destinata a lasciare in questo istituto una profonda traccia. La solida formazione che acquisisce negli anni del servizio scolastico costituisce un trampolino per le future attività pubbliche nelle amministrazioni della città. Il 1956 vede il suo ingresso nel campo politico, dove nelle file della Democrazia Cristiana viene eletto e quindi proclamato Consigliere Comunale per il quadriennio 1956-1960, ricevendo la delega per il Patrimonio e l’Economato (dal 30 maggio 1956 al 6 novembre 1960).
Il 2 giugno 1957 giunge il primo prestigioso conferimento da parte del Presidente della Repubblica, essendo insignito della onorificenza di Cavaliere dell’ordine “Al merito della Repubblica”. Nello stesso anno, a partire dal mese di febbraio e per tutto il quadriennio 1957-1961, sino al mese di giugno, nella qualità di Vice Presidente è componente e consigliere delegato alla firma degli Ospedali e Istituti Riuniti di Teramo. Nel 1958 oltre alla conferma della delega già ricevuta come consigliere comunale gli viene conferita la delega alle Finanze.
I genitori Annunziata e Federico
Al termine dell’impegno politico si inaugura un periodo di profondi rivolgimenti nella sfera privata. Il 1960 vede segnarsi l’inesorabile declino dell’attività commerciale che ha gestito personalmente dal primo dopoguerra, nel fermo desiderio di portare avanti l’esempio di dedizione al lavoro del padre Federico, in quella che è stata per decenni l’attività in cui si è identificato il lavoro degli Adamoli a Teramo. La triste circostanza del licenziamento del personale per la riduzione degli affari precede la definitiva cessazione della ferramenta di famiglia di Corso Cerulli. Dopo alcuni mesi, nell’ottobre 1960 giunge la dolorosissima perdita della amata madre Annunziata, alla quale viene pietosamente taciuta la cessione di quella ferramenta che lei stessa alla scomparsa della madre Diana Ridolfi riceve intorno al 1910. La madre di Giovanni si era in effetti dedicata all’insegnamento sin da giovanissima nella scuola elementare di Rocciano, fino alla nascita dell’ultima figlia Fernanda, avvenuta nel 1921, quando, anche per sopraggiunti motivi di salute, rinuncia all’attività lavorativa per riversare il suo impegno nella cura della numerosa famiglia.
Il matrimonio a San Gabriele nel 1961
Dopo le tristi vicende degli ultimi due anni giunge il matrimonio nell’agosto 1961 con Maria Rastelli, dal quale nasceranno tra il 1962 ed il 1967 i quattro figli Annunziata, Federico, Umberto e Gelasio. Nello stesso anno giunge, nel mese di aprile, la designazione all’incarico di Presidente del Liceo Musicale “G. Braga”, carica che viene ricoperta fino al novembre 1964. Sono questi anni di intenso lavoro, tra l’impegno scolastico, le attività pubbliche e la cura della numerosa famiglia, che vengono suggellati dalla nomina a Preside, avvenuta in seguito al felice esito del concorso svolto nel giugno 1966 a Roma, che segna nel contempo la conclusione di una esperienza più che ventennale nel campo dell’insegnamento, verso le maggiori responsabilità della dirigenza scolastica, in un periodo storico nel quale il clima generale all’interno della scuola risente pienamente delle acute tensioni sociali e politiche presenti nella società italiana che sta vivendo l’onda lunga della contestazione del sessantotto; l’impatto di questo clima nella personale esperienza di Giovanni come dirigente scolastico risente in maniera significativa della profonda distanza generazionale, acuita dalle aspettative delle nuove generazioni, proiettate verso il futuro nel desiderio di nuovi equilibri.
Dopo aver svolto anche le funzioni di Vice Preside presso il “Comi” per 7 anni, dal 1956-1957 al 1962-1963, la prima designazione ufficiale in qualità di Preside lo vede nominato con effetto a partire dal 1 gennaio 1967 presso l’Istituto Tecnico Commerciale “C. Rosa” di Nereto, dove risulta già in servizio quale Preside incaricato dal 1 ottobre 1966 e dove presta la sua opera sino al trasferimento a Teramo, che avviene all’inizio dell’anno scolastico 1968-69, e che realizza il nuovo, fatale ricongiungimento con l’I.T.C. “V. Comi” (succedendo al Preside uscente Prof. Enzio Di Poppa), verso il quale riversa le sue ulteriori energie, mettendo a frutto le esperienze maturate negli anni precedenti. Nel contempo ricopre la funzione di Preside dell’Istituto Tecnico Commerciale “Moretti” di Roseto sin dalle sue prime classi dell’anno scolastico 1968-1969 e fino all’autonomia dell’ottobre 1974.
La prima presidenza a Nereto
Negli anni dell’intenso impegno professionale e familiare Giovanni non ha mai interrotto il rapporto di dedizione con lo studio, che lo conduce nel 1972, all’età di 58 anni, al conseguimento della seconda laurea presso la Libera Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti, nella facoltà di Scienze Politiche, ottenuta con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su “I fondamenti socioculturali della rinascita teramana”.
Si succedono in questi anni di maturità i numerosi impegni in campo scolastico, culturale e amministrativo. Dal marzo 1971 all’aprile 1972 è Rettore reggente del Convitto Nazionale “M. Delfico” di Teramo, di cui è membro del Consiglio d’Amministrazione, nella qualità di rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione, sin dal marzo 1971 e fino al triennio 1976-1979. Nel 1975 è nominato Vice Presidente del Consiglio d’Amministrazione del Consorzio Provinciale Istruzione Tecnica. Nel 1977 è nominato componente effettivo del Comitato Provinciale di Assistenza e Beneficienza Pubblica di Teramo. Intrattiene inoltre proficue collaborazioni professionali con la locale Camera di Commercio quale componente delle commissioni di esami, e la Cassa di Risparmio, dove è componente del comitato di sconto; nella vita culturale è da segnalare la sua adesione sin dagli anni sessanta al Comitato della “Dante Alighieri”, società per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo, dove ricopre anche la carica di Vicepresidente.
Il 2 luglio 1976 la sua lunga carriera professionale e di impegno pubblico e culturale viene consacrata con il conferimento da parte del Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Commendatore dell’ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”.
Questi anni di regolare vita familiare e scolastica vengono segnati da due gravi lutti, succedutisi rapidamente tra il 1976 e 1977: la scomparsa delle sorelle Concetta e Italia, che hanno condotto una vita in comunione con la più piccola delle sorelle Fernanda, in un identico destino nel campo dell’insegnamento scolastico. Dopo la scomparsa di Giovanni e della prima delle sorelle Diana, avvenuta nel 1997, Fernanda Adamoli rimane oggi, quale testimone e memoria vivente, l’ultima rappresentante di una generazione che attraverso il costante impegno ha contribuito a radicare profondamente l’identità degli Adamoli nella realtà teramana.
Gli ultimi anni della carriera scolastica di Giovanni sono contraddistinti dai nuovi traguardi raggiunti dall’Istituto che ha accompagnato la sua intera esistenza: dal giovane studente, al fresco laureato alle prime armi nel campo dell’insegnamento scolastico, al professore dalla carriera ventennale, al Preside impegnato per 12 anni in prima linea nelle vicende del “V. Comi”. Nella evoluzione della dimensione del suo Istituto si va dalla conquista dell’autonomia amministrativa e concessione della personalità giuridica avvenuta nel 1970, al conseguimento dell’autonomia del corso Geometri che si costituisce in un proprio Istituto nell’ottobre 1976, sino alla istituzione della sede staccata di Montorio e del corso Programmatori, che rappresentano il momento conclusivo della sua vita professionale, con il collocamento a riposo avvenuto in data 10 settembre 1980.
Il pensionamento viene preceduto dai primi problemi cardiaci che lo costringono ad una lunga degenza ospedaliera e ad una convalescenza affrontata ancora nel lavoro, piuttosto che nell’assoluto riposo, con lo spirito di chi avverte il peso opprimente del distacco da un ambiente che ha attraversato la sua intera esistenza e ha conferito il significato più autentico alla sua vita.
La nuova condizione instaurata dal pensionamento lo vede coinvolto nelle problematiche che scaturiscono dal conseguimento della maturità scolastica dei figli, che si avviano verso nuove strade. Nonostante l’aggravamento delle condizioni di salute, cerca di proseguire il suo impegno nel Comitato di sconto della Tercas, dove presta la sua collaborazione da tanti anni, mentre nell’agosto 1980 decide di abbandonare la lunga collaborazione con la Camera di Commercio.
Del gennaio 1982 è l’ultimo impegno verso la scuola alla quale ha dedicato la vita, nell’incarico ispettivo svolto presso l’I.T.C. di Roseto. Nel febbraio dello stesso 1982, a un anno e mezzo dal commiato dal “Comi” il poeta e collega prof. Alfonso Sardella gli dedica affettuosi e nostalgici versi, in una poesia che recita tra l’altro:
Da quande se n’a ìte Giuannìne
da tutte... chj lu sa? dàtte “Palline”,
‘sta scòle à devendate nu murtorje,
li jurne s’arrutùle sinza glorie.
Bbedìlle, segretarje e prufessure,
cammìne pe la scòle mura-mure
nghe cirte muse lunghe e facce appìse
ndè chìlle cundannate a murì ‘mbìse!
Se parle a mezza vocche, se bbesbìje...
se sbuffe, se bbaruffe e se cunteste
l’urarje, li supplenze e li cunzìje.
Ugnune pe sfugà ‘stu malumòre
burbotte come quande su la vocche
tenèsse na tenaje... E conde l’hore!
(...)
...Nu nuvulone ndè na strisce a lutte,
calènne da su bballe... Da la Ripe,
vuddàcchje su lu “Comi”... e ‘nglutte tutte!
Il 16 aprile 1983, di ritorno da Silvi, dove pure si è legata una parte importante della sua personale esistenza e della famiglia Adamoli, a meno di tre anni dal pensionamento, muore improvvisamente all’età di 68 anni.
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