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Episodi vissuti
Raccolti da G.A. Esengrini
Giulio Adamoli
Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329


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   Le tradizioni di rivalità regionale, che serpeggiavano ancora nelle nostre file col loro spirito mordace, attribuivano ad ogni gruppo, attitudini e tendenze speciali. Si diceva, per esempio, che i lombardi, bonari e compiacenti, tolleranti dei disagi, discutevano e ragionavano troppo, che sotto l'aria modesta nascondevano un gran desiderio di essere altamente apprezzati, e di nulla si dolevano più che dell'essere noncurati. Si dicevano arguti i toscani, ma scansafatiche, appassionati i romagnoli, riluttanti alla disciplina i genovesi, loquaci i veneziani. Nei piemontesi riconoscevamo le nature meglio equilibrate per la milizia, ma anche le meglio atte a farsi valere. Dopo pochi mesi però, tutti avevano egualmente dimostrato di poter diventare buoni soldati. La intimità della caserma e del campo, che accomunava, senza distinzione di regioni e di ceti, elementi sino allora estranei gli uni agli altri, ne smussava gli angoli, ne vinceva le prevenzioni e sostituiva, a breve andare, la reciproca fiducia al riserbo inevitabile dei primi giorni. E così dappertutto, in tutti i reggimenti dell'esercito combattente. Prezioso risultato, che esercitò non poca influenza nelle campagne successive e sui futuri destini d'Italia.