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Episodi vissuti
Raccolti da G.A. Esengrini
Giulio Adamoli
Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329


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   CAPITOLO XII
   - 281
   scialuppe; indi, per risparmiare siluri, la nave venne colata a picco con 45 cannonate, fra le risa dei marinai tedeschi ed austriaci, ritti sulla tolda a fior d'acqua.
   Su tre imbarcazioni sdruscite, sovraccariche, i derelitti naufraghi vagarono per 17 ore, in balia delle onde. Un trasporto inglese, il « Treveland » finalmente li avvistò e li raccolse, ma non prima di averli lasciati ancora un bel po' in ansiosa trepidazione, girando loro intorno, alla lontana, per tema di insidie.
   Il comandante della nave, fece per il conforto dei naufraghi quanto era possibile, e cedette la sua cabina a mia figlia, creata interprete italo-inglese. Fatto scalo a Milo, per necessità di servizio, il « Treveland » portò i superstiti del « Giava », e di un'altra nave italiana pure silurata, al Pireo.
   Mia figlia, liberalmente rimpannucciata dalla moglie del maggiore Mombelli, al suo conforto zelantemente cooperando il maggiore, il ministro Bosdari, il console generale Mancinelli Scotti, ripartì poi, per Alessandria, su di un vapore greco. Ella non ebbe mai un istante di paura, e dopo quindici giorni di soggiorno, ritornò in Italia, senza ulteriori incidenti.