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Episodi vissuti Raccolti da G.A. Esengrini Giulio Adamoli Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329 |
CAPITOLO XII
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ora verdeggianti di biade, e nei giardini, già orrevolmente distrutti, vidi famiglie di coloni 1 attendere pacifiche alle domestiche faccende.
Alla fermata di Gazha scesi, e mi aggirai fra le rovine e le trincee, già da me vedute da lontano. Fielding, direttore generale delle ferrovie, mi spiegò come l'impianto delle linee, fosse stato reso difficile dalla mancanza di pietre e di ghiaia, mancanza che fa sì che dopo le piogge, le traversine sprofondino nel suolo, formato di terriccio, e procurino un lavoro immane per riattarle. Per rinfrancare le spalle dei ponticelli sui numerosi uadi, l'ingegneria inglese impiegava sacchi di sabbia rivestiti da uno strato di cemento, conglomerato atto a rendere solido e resistente la stabilitura.
L'ammiraglio Jackson mi fece vedere gli avanzi della ferrovia turca distrutta dai proiettili delle sue navi, che sorvolavano le dune: e presso Àscalona, una casa su di un'altura, colpita in pieno da una bomba della « Requin ».
Quanto più ci inoltravamo nella Palestina, sempre più fitte si facevano le piantagioni di agrumi, di mandorli, di fichi, accuratamente coltivati. Gli uliveti rinomati, al dire di Allenby, furono rasi al suolo dal nemico turco.