Giulio Adamoli

I Sotterranei del Castello di Besozzo
di Augusto Fichtner
(seconda parte)





Il mastio

        Da questi terrapieni o torri, si dipartono a diverso livello, tre, forse quattro cinta di mura, (foto 13): come sembra fosse emerso durante lo scavo per l’acquedotto negli anni 60, nella via costeggiante l’attuale sede Comunale e le case sorte sui resti del Castello in varie epoche; la più alta, di queste mura piega decisamente a nord-est, giungendo sino al cosi detto castello Cadario e durante il suo percorso fa da muro a delle case addossate ad esso nel quattro - cinquecento e anche questo muro si perde perché fagocitato dal castel Cadario. Quelle che sembrano due altre cerchie di mura, anch’esse con lo stesso andamento nord-est, ancora in parte visibili, le cui fondamenta poggiano sulla roccia, formavano delle terrazze, e se fossero mura, anche dalla più interna si poteva agevolmente colpire eventuali assalitori. Occupata la prima, bisognava scalare la seconda e poi la terza, senza che vi fosse, apparentemente, un collegamento fra le stesse. In quella che sembrerebbe la terza cerchia di mura, esiste un passaggio sotterraneo (utilizzato come detto durante l’ultimo conflitto quale rifugio antiaereo), che collegava presumibilmente questa zona con l’interno del mastio e/o altre zone del castello. L’acceso a questo passaggio, è ricavato all’interno della cinta di mura: all’entrata sulla destra sembrerebbe vi sia un’ostruzione eseguita con sassi e ciottoli di fiume, che sbarra la parte che è rivolta a nord-est, credo, come spiegherò più oltre che potrebbe celare un analogo passaggio; entrando girando a sinistra e percorsi pochi metri, il sotterraneo svolta a destra con un angolo retto, e ci s’immette in un cunicolo lungo solo una decina di metri, perché ad un certo punto anche questo è sbarrato da un muro fatto con ciottoli di fiume (foto 14) la parte del corridoio in direzione del mastio, è all’interno del muro di cinta rivolto a sud-ovest, ed era illuminato da finestrelle, sino agli anni 70/80, oggi tutte chiuse.
        La leggenda popolare, afferma che fu chiuso dopo che un bambino. s’inoltrò perdendosi e ricomparendo dopo alcuni giorni un’altra zona di Besozzo Superiore: più probabilmente il muro divisorio fu eretto in epoca storica forse nel 400 quando sui resti del castello originale, fu, su una parte, eretto il cosiddetto Castello Cadario (nel 400 da Facino Cane) e su un’altra parte il cosiddetto Castello Besozzi poi nel 700 divenuto Adamoli. Questo cunicolo è esattamente in direzione della torre, o sperone più basso, ed è presumibile che qui esista una camera dove si congiungono, provenienti da più direzioni, i sotterranei menzionati, e mediante altre rampe di scale, conducesse sia al Maschio sia in altre parti del castello, quelle verso la sella. Attualmente questo cunicolo, a seguito del passaggio di proprietà avvenuto in questi ultimi trent’anni, ha subito delle modificazioni e cioè entrando dopo un paio di metri è stato elevato un muro con mattoni forati, che attualmente è in parte abbattuto in modo da permettere il passaggio, con qualche fatica (foto 15).

Il Mastio (foto 16)

       L’entrata odierna del Mastio non è quella originale, perché l’entrata primitiva si trovava al primo piano a cui si poteva accedere con una scala volante, sono visibili ancora i resti delle mensole in serizzo (foto 17), che sorreggevano la piattaforma di legno, e al di sopra, vi è una piccola apertura, forse serviva per far passare qualche cosa per la manovra della scala. All’entrata odierna, piuttosto stretta poiché è stata praticata nello spessore del muro, si trova quale piano di calpestio una specie di balcone, sotto il quale vi è un grande locale, in origine illuminato da una sola feritoia che ha la forma di un cono, sia all’interno sia all’esterno cioè come due coni che si toccano ai vertici, ed era l’unica fonte di luce; attualmente è illuminato da un enorme buco praticato in un lato della torre (qualcuno afferma che fu fatto nel 500 da truppe spagnole per entrare e trafugare i valori ivi deposti): si può ammirare all’interno che i muri sono leggermente più spessi del resto della torre in modo da formare una specie di cornicione tutt’intorno, su cui poggiavano le assi di un probabile pavimento, inoltre si può vedere che sotto quella specie di davanzale posto all’ingresso, vi è una porta murata. Sicuramente vi era un collegamento tramite una scala con il cunicolo di cui sopra, non escludendo, appunto, che forse, nella torre più bassa, vi sia stato un pianerottolo, con una o forse due diramazioni, che collegava la torre stessa, con la parte del Castello rivolta a nord dove il terreno degrada dolcemente verso la sella; inoltre, il terreno di fronte all’entrata odierna forma una specie di schiena d’asino, quasi che ricopra il cunicolo di una scala. Il proprietario mi assicura che ogni tanto nel terreno si formano delle piccole buche come se al di sotto cedesse qualche cosa. In occasione della visita effettuata il 13 febbraio 2010, il proprietario mi ha fatto notare, che di sua iniziativa, aveva proceduto a scavare in un angolo di questo locale, (foto 18) poiché quello che dall’alto sembrava un pavimento, in effetti, erano macerie, e dopo aver scavato formando quasi un imbuto per circa due metri, trovando solo detriti, si è fermato, ma ha asserito che non si era ancora trovato il pavimento originale. Inoltre all’interno si può notare, là dove il proprietario ha scavato, un’altra sporgenza del muro, quasi a formare anche in questo caso, l’appoggio per un ulteriore tavolato; in pratica sembra essere alla presenza d’ulteriori due locali situati sotto l’attuale entrata. Esternamente alla base del mastio, la parte rivolta a nord, che risulta essere la base più bassa del Mastio di almeno sei metri rispetto alla parte ove è situata l’odierna entrata, si nota un arco di una porta, quasi totalmente interrato dal terriccio del parco che si è formato (e in questa zona è andata distrutta una parte delle mura per permettere un agevole accesso alla torre, dalla parte del parco), evidentemente la base della torre era molto più in basso dell’attuale. In tutto il manufatto non vi sono tracce di un qualsiasi camino per il riscaldamento. All’entrata dal mastio, sulla destra, partono due brevi rampe di scale cui si accede al primo piano e qui al centro, parte una scala in pietra elicoidale, che porta ai piani superiori, ma dal secondo piano, la scala è inserita in una specie di colonna (foto 19) fatta da mattoni: in questo locale la luce è fornita da un’ampia apertura semi sferica, posta a circa un metro e mezzo dal suolo, e non si nota alcunché che possa far pensare che in origine potesse essere chiusa (foto 20).
        Il Mastio si trova su un largo terrapieno, sorretto da alte mura dove la parte ovest dà sul cortile del castello Adamoli: la parte nord dà sul castello Cadario, e la parte est, dà su tre cerchie di mura sempre nella proprietà Cadario, trasformate in terrapieni con impianti di viti (foto 21) Allo stato attuale non è evidenziato un collegamento fra queste parti con scale in muratura, e il Mastio: è impensabile vi fosse un collegamento fatto con scale volanti. Ove attualmente vi è un’ala del Castello Cadario, sicuramente un tempo insistevano dei fabbricati adibiti a stalle, magazzini e abitazioni; è accertato che esisteva, in questa zona, una chiesa chiamata Santa Maria in Arce, perché non solo è menzionata in una lettera di San Carlo in cui ne raccomanda la manutenzione, ma nel catasto di Maria Teresa ne sono evidenziati ancora i resti. Una torre che ancora svetta intatta, sembra che fosse il campanile della chiesa, ma personalmente ho qualche dubbio. Eventuali resti di costruzioni di quel periodo, furono sicuramente inglobate nelle costruzioni successive del 500 e 600; non sono in grado di illustrare questa zona che è parte del Castello Cadario la quale ha molte parti in comune con il Castello Adamoli, essendo proprietà privata ed inibito l’accesso.
        Come accennato, a proposito del sotterraneo, visitato e fotografato, a destra dall’entrata, vi è un muro in ciottoli eretto per sbarrare il passaggio del cunicolo che percorreva tutta la lunghezza del muro del lato rivolto ad est: infatti, all’interno di questo muro, vi fu ricavato una cantina con finestre. Lo scrivente che abitava in questa zona, ricorda che esisteva una scala buia, dove circa a metà vi era un pianerottolo, (il quale poi proseguiva per sbucare in quelle che furono delle stalle erette nel 500) con due porte: una dava nella cantina menzionata, che ogni tanto veniva trovava aperta, l’altra, forse, immetteva in un’altra cantina che poteva essere la prosecuzione del cunicolo all’interno del muro, ma che in tutti gli anni in cui abitò in questa zona, non vide mai aperta; sicuramente proseguiva lungo o all’interno delle mura del castello che nel XV e XVI secolo servirono da sostegno ad altre costruzioni ivi erette. Nella parte del castello che guarda a nord, vi era l’accesso principale (vedi foto 1 e foto 2), ai piedi della salita che oggi porta all’entrata dei due Castelli, Adamoli e Cadario, si apre uno slargo, che ancora oggi ai vecchi Besozzesi è conosciuto come “portaccia” vale a dire vecchia porta, forse qui esisteva l’entrata del castello dopo l’ampliamento voluto da Facino Cane (foto 1). Un tempo vi era una sola strada che collegava Besozzo inferiore a quello Superiore, prima della costruzione di due strade che ne permettono un agevole accesso (alcune strade che conducono o escono da Besozzo Sup. furono realizzate durante la dominazione austriaca), ed era una mulattiera, trasformata nel primo dopo guerra in una scalinata, che giunta in cima, rasentava molto probabilmente le mura sino a giungere nella “portaccia”.

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