Università "G. D'Annunzio" di Chieti
Facoltà di Lettere e Filosofia (22 febbraio 1989) - [Durata: 1:33:42]
Futuro e passato, sorgenti e fontane, senso e significato
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"Ci sta un vecchio pregiudizio che pesa sulla nostra mente come una cappa, ed è il pregiudizio del tempo che si tripartisce in passato, presente e futuro. Una delle lacune che io trovo nella filosofia e nella psicologia che considera queste cose del tempo, è proprio la mancata interrogazione delle parole, la interrogazione per esempio della parola futuro. Sulla parola futuro forse non ci siamo intesi. Una prima osservazione: se io dico futuro, io in questo momento sto adoperando un segno nel presente, per il dire il futuro; la parola che io dico, che sembrerebbe relativa ad un avvenire, è sempre una parola del presente, cioè in un momento presente io scrivo passato, io scrivo presente, io scrivo futuro. Ma allora se io volessi veramente annunziare il futuro non dovrei parlare, perché se ne parlo, ne parlo nel presente, il che significa che l'ho già falsificato. Questa è soltanto una premessa importante, cioè il segno è sempre una presentificazione; se poi voi ritornate col vostro pensiero a quanto abbiamo detto, sull'ambiguità del presente vi accorgerete che il presente è anche l'assente. Ed allora ecco, le parole che si riferiscono al tempo vanno via all'esperienza, vanno via dal mondo, vanno via dalla realtà."