Federico Adamoli
CRONACA DI UN RAMAIO TERAMANO


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     Giovanni Vivio qualifica il Vicentini - persona dalla lunghissima barba alla maniera che si usava in quei tempi, e della quale si ornavano pure buona parte dei componenti della setta rivoluzionaria - "un riscaldatissimo demagogo, giurato nemico del Re, e dell'attuale governo, perchè capo settario di quel luogo, ove ha sedotta una buona parte di quei naturali. Presidente del Comitato Circondariale all'epoca, in cui era per scoppiare la rivoluzione nello scorso anno, processato e convinto di enormi reità di Stato". Giovanni Vivio sostiene che il Vicentini "ha congiurato, e deciso insieme a suoi aderenti di massacrarlo, di tal ché, tanto è vero, mentre quei demagoghi quando lo veggono aggirarsi colà, si ammutinano, parlare tra loro, torvi lo guardano, minacciandolo al più non posso. Mentre, in compagnia di una sua germana, transitava lungo il Corso superiore di codesta città, a circa le ore 19 s'imbatte col nominato Vicentini, il quale alla di lui vista, soffermatosi, e biecamente guardandolo eruttò le seguenti minacciose parole: 'Datti tempo due altri giorni spia fottuta che sarai fatto a pezzi, insieme agli altri spioni realisti'.” Alcuni giorni prima dell'arresto di Vicentini, Giovanni Vivio espone in una supplica al Maresciallo che "ovunque eravamo incontrati dal Vicentini, e dai rivoluzionari suoi pari, eravamo minacciati di vita, sputati in viso" e che "si era progettato dal Vicentini e dai suoi compagni di massacrare l'intera mia famiglia, e che volevano troncare la testa a mio padre, e farla rotolare per la casa. Né passata la rivoluzione il Vicentini ha cessato di minacciare me, e la mia famiglia".


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Federico Adamoli