Altro episodio è quello nel quale viene personalmente coinvolto Ascanio Vicentini insieme a Giovanni Antonelli, Sostituto Cancelliere del Giudicato Regio di Paganica, che sarà, tra i carbonari processati, quello colpito dalla condanna più dura, con nove anni di relegazione: i due patrioti vengono accusati da Carmine Di Genova di aver rivolto il loro odio di parte verso un mezzo busto in gesso raffigurante il Re, collocato in uno stipo della Cancelleria del Giudicato Regio di Paganica. Secondo alcune testimonianze i due usavano dileggiare il Re imbrattandosi le dita d'inchiostro e tingendo il volto del suddetto busto, verso il quale indirizzavano sputi e proferivano l'insulto di "Fottuto Croato". Infine i due avrebbero volontariamente prodotto la rottura del mezzo busto facendolo precipitare a terra. Tuttavia in ordine a questo episodio, la testimonianza resa in istruttoria contro i due dal Di Genova fu ritrattata durante il dibattimento processuale, poiché l'accusa era risultata estorta in seguito ad alcune minacce che questi aveva ricevuto. Di conseguenza per tale episodio, nonostante due perizie svolte sul mezzo busto di gesso, non si procedette nei confronti di Antonelli e Vicentini. Gli incontri che i due avevano in Cancelleria erano legati al fatto che Ascanio Vicentini era stato nominato nel 1847 Eletto Aggiunto allo Stato Civile del Comune di Paganica, quindi si recava spesso nel Giudicato Regio per la difesa di liti. Vicentini risulta peraltro ben integrato nella comunità paganichese, ed è pure nominato nel 1842 venditore dei generi di privativa.
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