Marisa Adamoli
Dal paesaggio incantato delle Grigne, al Gran Sasso d’Italia:
un viaggio ricco di storia, ideali politici, passioni, sogni, legami e tradizioni


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     D’estremo valore sociale e storico fu il fatto che queste tribù indoeuropee circoscrissero i loro beni comuni (acque, pascoli e boschi) assegnandole in uso alle famiglie; ciò consentì alle stesse una vita indipendente da giogo padronale. Tale sistema d’uso dei beni della Comunità durò, con poche varianti, sino a non molti decenni fa. Nel 196 a.C. il territorio passò a far parte dell’impero romano, ma le popolazioni mantennero il diritto sui loro beni, impegnandosi a pagare a Roma, un tributo in natura pari ad un terzo dei prodotti della terra. Già a partire dall’VIII secolo a.C. la capacità di lavorare il ferro permise ai Celti di fabbricare asce, falci e altri attrezzi al fine di effettuare sgombri di vasti territori, prima occupati da foreste impenetrabili, e di lavorare la terra con facilità.
      La crescente abilità nella lavorazione dei metalli permise inoltre la costruzione di nuovi equipaggiamenti, come spade e lance, che li resero militarmente superiori rispetto ad altri popoli. Estratto sotto forma spugnosa, il ferro era sottoposto ad una prima lavorazione di fucina e distribuito in lingotti pesanti cinque-sei kilogrammi e a forma bipiramidale. In un periodo successivo i lingotti furono sostituiti da lunghe barre piatte, già pronte per essere lavorate in lunghe spade, e utilizzate perfino come monete, insieme al rame. I primitivi processi siderurgici rimasero inalterati fino al XII secolo quando l’invenzione dei mantici permise di raggiungere più alte temperature nei forni.
      A cavallo tra i secoli XV e XVI, anche il genio di Leonardo da Vinci, percorrendo questa valle, contribuì a fornire idee per questo processo di sviluppo, con la progettazione di ingegnosi macchinari a motrice idraulica e una innovativa serie di studi per dinamicizzare l’intero territorio valsassinese sfruttando nuove vie di comunicazione.
      L’abilità di lavorare i metalli era ritenuta dai Celti una professione magica, avevano una concezione sacra della metallurgia tanto da considerare i fabbri ferrai come figure semi divine.
      Infatti la Dea che adoravano di più era Brighid, la patrona dei fabbri, degli artigiani, del focolare e anche della poesia. Il suo nome significa eccelsa e altezza e deriva dalla radice indoeuropea Berg, ovvero: fuoco; il fuoco dell’ispirazione, il fuoco della forgia il Fuoco dell’ispirazione, come nella poesia, e il Fuoco della Forgia sono visti come identici.
      Non c’è separazione fra i mondi interiore ed esteriore. Sopravviverà all’interno del cristianesimo sotto le sembianze di Santa Brigida di Kildare (Irlanda).


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