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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Primo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1840, pagine 559 |
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infanto, a spegner gli aVanzi delle bohfese, contribuì d'improvviso una novità religiosa. I Perugini, commossi dallé parole d'uti loro concittà dino che predicendo imminente la punizione del Cielo esortavali al pentimento, a mille uscirono dalla loro terrà ordinatamente col flagello alla mano, denudati finO alla cintura gli uomini ; le donne e i fanciulli; è invocando la Vergine si pèrcotevano j e raccomandavan la pace e la carità . Li raccolsero gli Spoletini e imitaronli ; e il devoto modo di visitarsi dall'uno all'altro Comune propagossi per tutta Italia, e perfino di là dall' Alpi. Il Monaco Padovano e la Cronaca Parmigiana narrano di vecchi , e giovarli * e fanciulli, e bambinelli perfine) di cinque anni che quasi affatto nudi, a due a due movevano processionalmente, e con flagelli di cuoio si pfcfcotevano. Il Pontefice però, cui pare non andasse a' versi quella strana maniera di penitenza, nè l'approvò , nè volle se ne facesse l'elogio. Ma intanto le scuole o fratellanze de'Battuti o Devoti, che propagaronsi per tutta Italia, sembran dedur da quel tempo l'origine loro; e fu probabilmente prima in Bologna quella che già si disse di Santa Maria della Vita.
All'Ottobre vennfer gì'Imolesi in Bologna (roOttobre), ed a ventimila ammontavano 1 Bolognesi che poi comparvero in Modena (18 Ottobre). Di là nuova schiera in Reggio, e più oltre di mano in mano fino a' dominii d'Uberto Pela vicino, che, b l'eccitasse la gelosia dello stato, o il disprezzo di religione, divietolle dal penetrarvi, ed alzò i patiboli fino a seicento a terrore de'trasgressori. Basta che allora in Bologna si stabiliron le paci tra le famiglie com-
Sunte; e ricordasi principalmente quella d'Alberto egli Alluseri coti Fièro di Brigadano, nati amen-due nella schiatta de'Carbonesi.
Il Comune con suo decreto all'Aprile dichiarò i confinati incapaci di qualsivoglia uffioio d'onore o d'utilità , e ulteriormente prescrisse pecuniarie ammende a que' nobili, che nel Consiglio Maggiora
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