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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Secondo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1840, pagine 639

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I
   BOLOGNESI Si
   a patti prima che avesser gli Aigoni forzato tutto il recinto inferiore. Fu lor conceduto l'uscirne salvi in persone ed averi (4 Luglio). Ugolino solo da Gui-glia, che avevali cola introdotti per tradimento , si riserbò alla vendetta del vincitore. Il castello giacque in brev' ora atterrato da' fondamenti.
   E dalla stessa sorgente derivarono alterazioni ulteriori nella Toscana. Firenze cangiò di Stato la prima. Ivi l'arroganza de' Ghibellini, e le taglie enormi che levava Guido Novello a sostentamento de'suoi Teutonici, indussero i cittadini ad aver ricorso a Clemente, ed accordargli sulla loro terra pieno poter di riforma. Non indugiò il Pontefice ad inviar colà i due Godenti Loderengo degli An-dalò e Catalano di Guido d' Ostia, imponendo ad essi che riordinasser lo stato , e pacificasser gì' intrinseci co'fuorusciti (ia Maggio). E da principio acquistaronsi fama d'esatta giustizia non preferendo più i Guelfi che i Ghibellini, fra' quali divisero in ugual misura l'interna amministrazione; ed ad-dolciron gli animi a modo, che sorse giusta speranza di salda conciliazione. Se non che in seguito, discordi alcuna volta in palese, adottarono, rapprossimati in segreto, private viste e consigli nocivi al pubblico bene, finche divenner sospetti, e tumultuando la terra., dimisero forzatamente l'uffìzio la* sciando di sè scontenti il Pontefice, e i cittadini. Il Vicariato della Toscana conceduto a Carlo da Chiesa finché vacasse d'Impero, trasse con sè cangiamenti non aspettati ; ed in breve Guido da Mon-forte entrando in Firenze con un drappello di cavalieri Francési, occupolla in nome del re; e i Ghibellini s'elessero da quel momento l'esiglio. Perciò non sarà meraviglia se il disdegnoso Ghibellino Pante Alighieri, cui toccò la peggio, abbia cacciato i due nostri Godenti fra gl'ipocriti della sesta bolgia d'Inferno, gravati di cappe di piombo ve-* late d'oro all'esterno, e passeggiaci irrequieti par lo burrone :