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ANNALI
e della Emilia coli'armi in mano. I Mantovani di fatto avevano cacciato quei della Riva e dei Caf-fari , ritornati poco prima alla patria per opera dell' Imperatore. Cane della Scala, sostenuto dal detto Enrico era passato sotto Vicenza co'suoi Veronesi , ed aveva occupata quella Città, che per anni cinquanta stette soggetta ai Padovani. In Milano i Della Torre erano usciti della Città , cacciati dall' Imperatore ; in Parma i Rossi ed i loro amici ; in Reggio quei da Sesso con la parte Ghibellina, e con alcuni de'Malespini ; in Modena Gui-dalotto Vicario con tutti i nobili e potenti della Città. Le quali ribellioni tutte posero con giusto motivo in molto sospetto i Bolognesi.
Nel frattanto il Consiglio Felsineo (io Maggio) conoscendo le molte cose, onde faceva mestieri alla Città ed al Contado, e veggendo la necessità di trovarsi sotto l'egida della romana protezione, statuì di eleggere un Porporato, il quale stesse protettore presso la detta Corte ; e questo Porporato fu il Cardinale Pelagrua , fautore e difensore perpetuo della Città e del Comune nostro, il quale avrebbe da' Bolognesi, a titolo di gratitudine du-gento fiorini d'oro per ogni anno. E i denari del primo anno vennero consegnati agli Ambasciatori , Errighetto dalle Quercie, e Giacomo Spiolari, i quali recaronsi in Avignone alla corte Pontificia per trattare la cosa. — Ora i Bolognesi fortificaron di nuovo maggiormente Belvedere ed il Castello di Mancicolo , e rinnovaronvi le guardie: e perchè le novità in Italia vie più crescevano di dì in dì, e specialmente nella Lombardia, il Consiglio di Bologna fece tre deputati sopra le milizie, i quali chiamarono allo stipendio del Comune il Capitano di ventura Pietro Marmotta Catelano con cento soldati a cavallo ; ordinando e facendo inoltre rassegna di tutta la milizia, per andar sicuri che di nulla cosa difettassero. E quindi il Consìglio cacciò da Bologna tutti i forestieri, i banditi, i Ghibellini ed i Bianchi Ferraresi, non concedendo loro
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