BOLOGNESI
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cacciati in bando, poiché non pochi di questi erano Tenuti a ricoverarsi nel nostro, il Consiglio per. pubblico editto comandò loro si dovessero in breve martire dalla Città e dal territorio, altrimenti, come banditi, potrebbero da chiunque impunemente in* seguirsi ed uccidersi. ;
Stavasi in questo tempo, come forestiero di passaggio , nella Città di Trevigi Giovanni figliuolo del Re di Sicilia insieme con Caterina Duchessa di Calabria e nipote sua. Il cbe saputosi dai Bolognesi, e avuto notizia che verrebbero ancora alla Città nostra, spediron loro per incontrarli ed accompagnarli a Bologna, quattro Ambasciatori riccamente vestiti e con quattro cavalli per ciascuno, insieme al Capitano della Città ed ai soldati del suo seguito. E frattanto il Senato elesse per ogni Tribù dodici Bagordatoti, cui diede vesti di zendado azzurro , e gualdrappe simili pei oavalli , e la insegna del Re Roberto, esortandoli pertanto ad adde-> strarsi in torneamenti e giochi d'arme d'ogni guisa ( chè tale era 1' ufficio dei Bagordatori ) affinchè giunti a Bologna i personaggi che s'aspettavano , potessero degnamente festeggiarli. E specialmente dovevan essi giuocar d' armi e balzellare e caracollare a piedi ed a cavallo, e suonare adatti istru-menti quante volte la Duchessa passeggiasse per la Città, o ne uscisse a diporto o vi rientrasse. — Of mentre che si facevano cotali ordinazioni, e che tutta la Città preparavasi ad onorare la venuta di Giovanni e della nipote, il Consiglio fece un'ordinazione che non si potesse eleggere a Pretore di Bologna nessuno che fosse Milanese, Cremonese, Parmigiano, o d'altra Città dipendente da Matteo Visconti, da Passerino da Mantova, da Cane della Scala o da altri loro aderenti ; nè alcuno di Città governata dai Ghibellini.
Poco dopo questo volger di tempo i nostri ebbero lettera a nome del predetto Giovanni, che la sua venuta in Bologna sarebbe il giorno della esaltazione della Santa Croce (14 Settembre). Il perchè