BOLOGNESI
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della Chiesa e della Città di Bologna, e della parte Geremea. I quali privilegiati furono più di mille e dugento.
Ritrovavasi in questo tempo il Castello di Bazzano funestamente diviso in due partiti, l'uno dei quali avea fabbricata una torre presso la porta del vecchio Castello di cima, e con quella voleva impedire all'altro partito di salir colassù, ed entrarvi ed uscirne, e giovarsi d'un pozzo che colà dentro esisteva : e l'altro partito all' incontro voleva entrare nel Castello, e godere almeno il benefiziò d' attinger acqua ; senza di che non soffrirebbe co-tali segni di parzialità, se dir non si voglia d'ostili intenzioni. Ed era per uscire dal contrasto qualche gran danno con vergogna di quelle genti e dei lor reggitori, se non vi s'interponeva il Consiglio Felsineo, il quale ordinò che fra termine d'un mese la detta torre d'ostacolo fosse rovinata sino dalle fondamenta, e che il passaggio al Castello di cima a tutti fosse libero.—E così avvenne con provvida giustizia.
Pertanto gli abitatori di Camerino (18 Luglio) mandarono Ambasciatori a nome loro ai Bolognesi^ per averne un cittadino al governo proprio. Al qual fine il Senato fece eleggere e porre a voti due uomini per ciascuna Tribù della Città, e risultò governatore di Camerino, a maggioranza di voti Tommaso dal Cantone della Tribù di san Pietro. — In questo tempo avvennero tumulti e risse in Ferrara, e si sparse sangue fra genti forestiere e cittadine , e gli Estensi rimasero da ultimo signori della Città e fecero spianare Castel Tedaldo, tranne il Marchese Aldrovandino o Aldobrandino, il quale, nè volle entrar nelle risse , nè acconsentire a quel guastò. E poich'egli per vecchiaia e per mal ferma salute non poteva ripromettersi lunga vita, nè d'altra parte voleva che i suoi figliuoli, giovani di belle doti fregiati e d'elevato ingegno, prendessero azione ^ sì funeste discordie, ma coltivassero invece le arti benefiche delia pace e della tranquillità; si trasse