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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Secondo
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1840, pagine 639

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI 589
   durerebbero validi nella loro osservanza per venticinque anni a venire, con le solenni promissioni e colle pene da imporvisi.
   Entrati in ufficio gli Anziani e i Consoli del Marzo, occorse un grave sconcio nel Castello di Serra-valle, e fu questo. Mentre Gerardino de'Ghidolfi da sant'Andrea in Cnrigliano, ed abitante nel detto Castello, cavalcava verso Castel Veglio per suoi affari , fu assalito da Pietro de' Cani fratello di Paglierino da Cuzzano, il quale Pietro era un famoso bandito, che con turba di tristi amici molestava i viandanti. E questa volta molestò Gerardino, e lo fece prigione in dispregio de' Bolognesi, trascinandolo fuori del Contado felsineo. (9 Marzo). Laonde all'annunzio di un tal maleiìzio i Serravallesi corsero con gran rumore alle armi ; mentre Bino di Bene Podestà di quel Castello, con Francesco di Bonaventura da Modena, Giudice del luogo, e Geto Notaio, raccomandarono al reggimento bolognese la causa dell' infelice Gerardino, cotanto amato da tutti di colassù. Alla quale infausta novella il Senato, per dare esempio a tutti i malfattori, ordinò che rigorosamente si procedesse contra il detto Pietro ed i suoi complici, e che tutti della casa di Cuzzano, tutti senza eccezione, fossero alla Ringhiera chiamati, e, non comparendo dopo tre dì , fossero banditi come ribelli e traditori del Comune di Bologna e della parte di Chiesa , e come banditi, e ribelli e traditori pubblicati perpetuamente, confiscando loro i beni tutti, così in Città che fuori , mettendone dal Capitano della Montagna ogni cosa a fuoco ed a ferro, tagliandone le vigne, abbattendone gli alberi, minandone gli edilìzi, e scrivendo loro nomi, ad infamia, ne'libri neri dov'eran quelli de'Lambertazzi, e dipingendo le loro effigie nel palagio del Comune, ad argomento di abbomi-nazione. Decretò inoltre il Senato che quelle Castella , le quali pigliasserli vivi, dandoli nelle forze del Senato, avessero premio di trecento lire di bolognini , ed ottenessero grazia , se per avventure