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Intanto essendo Fiorenza, per le gare de' cittadini suoi divisa in due parti, i Bolognesi per apportarle calma, mandaron loro ambasciatori a quella Città; e quindi li soccorsero d'uomini, spedendo loro cento militi sotto le insegne di Napino dalla Torre e di Cortesia di Ca salotto.-— Pensaron pure i nostri a finire le oontestazioni proprie coi Veneziani, togliendo le rappresaglie, e tutto indurendo a tranquilla e vera pace; laonde mandarono a quella Repubblica l'Ambasciatore Nicola di Jacopo dei Magnani, uomo di molta prudenza e di moltissima destrezza, acciocché si rimovessero da quell'apparenza , se non forse sostanza d' ostilità, in che si tenevano: in una parola desideravano la pace e la reciproca restituzione dei prigionieri ; chè non pochi Bolognesi stavano chiusi nelle carceri de'Veneziani , e non pochi Veneziani trovavansi nelle nostre ; e gli uni e gli altri chiedevano liberazione, per rivedere il sole della loro patria che molto desideravano, e riabbracciare le loro famiglie che in tanta angustia vivevano, e eh' essi, con grande affanno anelavano al fine di stringersi al petto.
Or Pagliarino da Cuzzano, ornai troppo famoso nei nefasti di questi Annali nostri, giunto ai segno dove l'eterna giustizia attendevalo, mercè del suo mal vivere, non cadde no nelle mani delle milizie felsinee, ma da'suoi stessi compaesani, dai suoi congiunti, da'suoi antichi amici e] bbe pena d,i morte. Imperciocché da Zaccaria detto Cbiozzo, e da Mazzarello* fratello il primo e figliuol l'altro di Gualtiero da Cuzzano, ambidue fuorusciti di Bologna, venne il detto Pagliarino cogl'irrequieti suoi seguaci assalito ed ucciso. Ed in Bologna poi, nella pubblica piazza, fu egli co'suoi correi appeso morto al patibolo per esempio e spettacolo atroce, e Q la sua effigie venne dipinta, sul muro del palazzo, appiccata per li piedi come costumavasi a significare un traditore. E per la morte di colui vennero gli uccisori cassati dal bando, di che mostraronsi lietissimi; però non vollero i denari promessi per