BOLOGNESI
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d'Imola e della Massa dei Lombardi, con mero e x misto imperio. — Ognun vede adunque 1* importanza d' un tanto ufficiale , e conoscerà come 1' e-poca in che venne la prima volta eletto e messo in ufficio debba segnarsi da noi in guisa distinta, come quella segnammo dell'istituzione de'Godenti. Coli'una demmo principio al secondo volume, on-d'ora si procede alla compilazione dell'indice, col-l'altra apriremo il volume terzo, che conterrà straordinari avvenimenti di sommo interesse, laonde si porgerà più dilettevole ai leggitori nostri. E qui ne torna a proposito il farli di nuovo avvertiti che l'Annalista non è uno Storico in tutta l'ampiezza dell'eloquenza, e molto meno un Romanziere, come vorrebbero taluni, che dimandano favole a ohi per propria istituzione non può presentare che semplici verità: poiché l'Annalista porge dovizia di materiale allo Storico, questi ne presceglie i più adatti per costruire ampli e nobili edilizi, e il Romanziere aderge moli chimeriche e magiche sopra solide basi di non mutabile materia.—Il Muratori ne'suoi Annali d'Italia, ed il Savioli nel Saggio che porse de'Felsinei e che noi riportammo tutto con aggiunte, offersero senza dubbio la verità, ma spoglia d' ogni ornamento di qualsiasi guisa: eppure non v'ha nessuno che movesse o muova lagnanza per le opere loro. E con quali ragioni , chiederemo noi , con quali ragioni s' ha a pretendere che negli Annali di Bologna, nel seguito a quelli del Savioli, deb-basi e far pompa di poesia , e dar fantastiche favole, anziché fatti avvenuti? Perchè mai si strano pretendere ? Forse perchè siam nel secolo dello Scott e del Manzoni? Ma niun di loro diede titolo d'Annali agli scritti proprii ; nè potremmo noi, senza taccia di folli, intitolar Romanzo il dettato nostro. Giustizia adunque , giustizia , o Signori che date sentenze ; e voi specialmente osservatela, che non leggete le opere e bandite la croce agli Autori.
FINE DEL TOMO SECONDO.