IO
ANNALI
I Nunzi del Gonfaloniere eran quattro, uno per Tribù , e si mettevano a brevi siccome i Notai. Poi furono eletti alcuni Sapienti per ciascuna Tribù , acciocché governassero debitamente, e mantenessero la quiete della Città.
Questi Sapienti ordinarono che Artusio da Mun-zone entrasse in ufficio di Pretore in posto di Al-bicollo da Fiorenza che se ne era fuggito. Ordinarono ancora che Romeo Pepoli con tutti i suoi figliuoli e discendenti , così legittimi che naturali, fosse bandito dal Comune e dal territorio di Bologna , come nemico della pubblica quiete e' libertà e perturbatore specialmente del popolo : e vollero che i loro beni fossero pubblicati al Comune di Bologna ; salvando però da questa condanna Filippo di Giovanni, Giovanni di Buongiovanni, ed Ugolino, tutti della famiglia de'Pepoli, i quali resterebbero, insieme ai propri discendenti, perchè con la loro savia condotta ebbero fatto manifesto di essere savi e quieti cittadini, e perciò degni di venir salvati dal bando. I Pepoli pertanto che cacciati vennero, furono questi: il vecchio Romeo di Zerra o Gerra, Taddeo figliuolo del suddetto Romeo, Giovanni, Zerra e Francesco, legittimi fratelli di Taddeo ; oltre a Nanne figliuolo naturale di Romeo, e ad un Bartolommeo, un Tordino, un Burniolo, un Conte ed un Ugolino, tutti della stirpe medesima dei Pepoli.
Nel giorno stesso che venne pubblicato il bando di Romeo e di sua famiglia, si pubblicò pur quello di molti cittadini Bolognesi, alcuni de' quali vennero assolutamente dichiarati banditi in tutto il ri* gore dell' espressione, ed altri invece furono posti a. confine soltanto, cioè obbligati a starsi lontani dalla Città cinquanta miglia, senza, che però venissero cassati dai libri de'cittadini, né che loro si confiscassero i beni, come avveniva de' banditi.
Essendo Artusio da Munzone venuto adunque nella Città a sostenervi l'ufficio di Pretore, il Consiglio assegnò alla sua custodia cento pedoni e venti
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