BOLOGNESI
ma ben presto feoer ritorno alla patria , perché
51'inimici di Reggio, sapendo come fosse da nostri ifeso, sottoscrissero nna tregua per loro meglio.— E alla montagna nostra gli ambiziosi Ghinolfo da Cassano, Bernardo da Bisano, Ugolino da Monte-xenzo , con altri loro aderenti , cacciarono i ricchi Loiani, togliendo loro la Pieve di Barbarolo; e forse per sempre 1' avrebber loro usurpata, se il Capitano della montagna non l'avesse ricuperata ben presto agli antichi proprietarii, con danno e castigo degl'ingiusti invasori. —E nel tempo stesso che alla montagna accadeva un tale sconcio, alla pianura i Conforti da Medicina avvelenavano e facevano morire con fichi attossicati parecchi Galluzzi, mentre questi, graziati dal Governo di poter ritornare alla patria che gli aveva confinati, stavano alla visita d'alcune loro possessioni nel territorio Medicinese.
Tra Bolognesi e i Veneziani, che a motivo di rappresaglie stavansi ancora discordi, vennero segnati alla fine capitoli di pace, con reciproca libertà di transito per commercio dall'una all'altra reggenza, per lo spazio di cinque anni venturi, da rinnovarsi al finire di questo tempo, ove ciò piaccia alle parti ; con obbl igo de'nostri di riguardare come proprii cittadini que' Veneziani che da venticinque anni stessero per avventura in Bologna; con avvertimento che per tutte le strade della Provincia Felsinea potessero passare i Veneti, tranne per quelle accennate ne'bandi o nelle Gride in circostanza di guerra, per le quali però non verrebbero impediti di transitare, ma soltanto non avrebbero guarentigia di sicurezza; con ingiunzione ai Bolognesi di tener sempre navigabile il canale dalla Pegola alla Città, perchè le merci Venete vi giungessero senza impedimento; con patto reciproco di ammendare i danni che venissero fatti agli ròit*-tori dell' un Distretto in quello degli altri, e di punire i malefìci nella persona, e dove la persona non si potesse pigliare, si punissero nella roba, ed avessero bando, nè potessero venir granati te
v^